Qualche ora per respirare e per tornare a ragionare a mente fredda, poi lo sfogo. Edgar Sosa non è riuscito a trattenere le emozioni vissute in queste ore, anzi in questi mesi vissuti tra le fila della Pasta Reggia Caserta, dopo la decisione di risolvere il contratto con la formazione campana. Così, con un lungo post apparso su Instagram, il playmaker di passaporto portoricano ha svelato le proprie ragioni, partendo dalle condizioni inumane in cui ha vissuto per diverse settimane: "Posso anche vivere in un appartamento in cui l'acqua arriva raramente, in cui a volte laviamo la roba con le bottiglie d'acqua minerale. Un appartamento in cui la luce viene interrotta anche una volta a settimana, e che non sempre è raggiunta da una connessione wifi. Vengo da una famiglia dalle origini umili, perchè certe cose non mi arrecano preoccupazione, in più la mia famiglia ha vissuto sempre in ottime condizioni, quindi non ci piangiamo addosso se, una volta all'estero, le cose non vanno sempre bene. Ho sempre lavorato a bocca cucita, dedicando tutto me stesso al lavoro sul campo e non piangendomi addosso per ciò che stavo vivendo fuori dal campo".
Si passa poi al nocciolo della questione, cioè al motivo per cui Sosa ha deciso di andare via da Caserta, rispondendo anche ad alcune accuse secondo le quali l'ex giocatore della Dinamo Sassari stesse andando via a causa dei recenti cattivi risultati della squadra guidata da Dell'Agnello: "Una cosa che per me è inaccettabile, però, è quella di non essere pagato dalla persona per cui lavori. Questa è una cosa che non digerirò mai. Non è possibile sacrificarsi e fare il proprio lavoro per nove mesi all'anno senza vedere mai un soldo. Quando i contratti vengono siglati entrambe le parti in causa sono tenute a rispettare gli accordi. Sono stato a Caserta per sei mesi, ancora due mesi e otto partite e l'addio sarebbe stato sancito. Ci tengo a ribadire che non volevo lasciare Caserta, non ho problemi qui, avrei voluto restare ma non avendo percepito soldi legati al mio contratto non ho avuto altra scelta. Sono arrivato in Italia con l'obiettivo di diventare uno dei migliori giocatori del campionato, credo di aver dimostrato tanto in questi mesi. Scrivo questo messaggio col più grande rispetto possibile, probabilmente giocherò da un'altra parte per i prossimi due mesi".
Sosa chiude il suo lungo post su Instagram, corredato da una foto in cui passa sotto le tribune del PalaMaggiò per raccogliere l'applauso del suo ex pubblico, lanciando anche un messaggio affettuoso nei confronti dei giocatori e dello staff con cui ha condiviso lo spogliatoio fino alla giornata di ieri: "Posso capire che Dio affidi ai suoi guerrieri più forti le battaglie più dure, ma c'è una bella differenza tra le battaglie dure e gli abusi. Ai miei compagni di Caserta e allo staff voglio dire che sono delle persone fenomenali, sono grato a chi mi ha dato l'opportunità di conoscervi e di stare con voi per tutto questo tempo, vi auguro tutto il bene possibile per il proseguio della stagione, spero che vinciate le prossime otto gare e che conquistiate un posto ai playoff. Questo team merita il meglio per il modo in cui ha lavorato.. Ciao".
Non sono mancate le reazioni a questo post scritto da Sosa. E sono arrivate soprattutto attraverso i commenti apparsi su Instagram. Uno di questi è stato scritto da Shane Lawal, che del dominicano è stato compagno di squadra a Sassari: parole dure e non replicabili nè tantomeno traducibili, quelle del pivot. Justin Burrell, MVP del campionato giapponese, scrive che "gli americani si sacrificano nell'andare a giocare all'estero, la maggior parte delle persone non capiscono i nostri sacrifici e non è accettabile che ci facciano giocare gratis". Anche Peyton Siva, che a Caserta ha giocato l'anno scorso, ha scritto di "conoscere questa sensazione", forse in riferimento alle condizioni del club campano oppure al modo in cui vivono gli americani che giocano lontano da casa. Posizione presa anche da Carleton Scott, che ha iniziato la stagione in A2 a Trapani prima di farsi male seriamente: "Fratello io ho provato ad avvertirti, Caserta è una grande piazza con tifosi eccezionali, ma la dirigenza conduce il club in maniera orribile". Quattro punti esclamativi, senza parole ma con un significato profondo, sono infine usati da Rakim Sanders.