Alzi la mano chi, alla vigilia della serie di semifinale tra Milano e Venezia, aveva immaginato che gara-4 sarebbe diventata la più classica delle pivotal game, ovvero di quelle che possono spostare gli equilibri, quasi definitivamente, in favore dei lagunari di Walter De Raffaele. Già, Venezia ha di fatto in mano la possibilità di ipotecare il discorso qualificazione alla prossima finale e per farlo potrà sfruttare l'inerzia di una serie che parla soltanto in favore dei lagunari, il fattore campo del Taliercio e la frustrazione e la pressione che, paradossalmente, sarà tutta sulle spalle degli avversari, favoriti per la vittoria finale fin da inizio campionato.
Milano, un pò come i Golden State Warriors dall'altra parte dell'oceano, sembra la lontana parente di quella fiera e maestosa vista in regular season. Le certezze dei milanesi sono state smantellate, minuto dopo minuto, possesso dopo possesso, dall'intensità selvaggia e dall'energia messa in campo da Venezia, che è arrivata alla serie senza alcuna pressione e con tutto da guadagnare. Aspetto fondamentale quello psicologico, ribaltato come un calzino dopo una gara-1 che ha aperto il vaso di Pandora dei lombardi, irretiti dalla necessità del dover vincere a tutti i costi. Milano non è riuscita, nonostante la vittoria della seconda puntata, a togliersi la fatidica scimmia dalle spalle, crollando nuovamente in gara-3, la prima in laguna. Devastante l'impeto con il quale Ejim ed i suoi hanno travolto gli ospiti, negandogli tecnicamente e tatticamente tutte le proprie prerogative: progressivamente l'attacco di Repesa è imploso su se stesso, perdendo fiducia da oltre l'arco (6/26 con il 23.1% nel terzo atto) e soprattutto facendosi aggredire in ogni singola situazione di gioco, in pick and roll come nei semplici ribaltamenti. Ne sono scaturite facili palle recuperate dalla difesa veneta (12, a fronte delle 19 perse da Milano) e soprattutto una smodata fiducia che ha contribuito al parziale che ha definito il 2-1 nella serie.
Repesa ha pensato di poter fare a meno dell'uomo che, fin qui, era sembrato l'unico a poter pareggiare sul parquet l'incredibile intensità dei lagunari: al Taliercio non c'è stato spazio per Rakim Sanders, lasciato fuori dalle rotazioni dopo i 28 di gara-1 e dopo una buona prestazione in gara-2. Il tecnico croato non è riuscito a trovare dalla fisicità estrema della sua squadra l'arma in più che sperava e, soprattutto esternamente, sta pagando l'esuberanza fisica e atletica dei vari Viggiano, Tonut, Ejim e Green. In più, con il vento in poppa e nessuna ansia da prestazione, Venezia sembra aver trovato anche un altro terminale offensivo in grado di far saltare il banco: Pargo ha giocato la sua migliore prestazione stagionale da quando è arrivato in laguna e, le sensazioni di primo acchito, sono quelle che questo possa essere soltanto l'inizio. Milano è chiamata al riscatto immediato, oppure sarà difficile, per non dire impossibile, ribaltare la serie e vincere le ultime tre partite contro questa Venezia: in pratica, ora o mai più.