Nove vittorie di seguito: un record storico quanto unico per una squadra come la Sidigas Avellino che non più tardi di due mesi fa navigava nella pancia della classifica sì con velleità di playoff, ma senza particolarissime ambizioni. Due acquisti e tredici partite dopo, la squadra di Pino Sacripanti si trova laddove era accreditata alla vigilia dell'inizio della Final Eight di Coppa Italia: in finale, contro l'Emporio Milano. Cosa è cambiato? Tutto e niente. Alla struttura offensiva e difensiva ben indottrinata e consolidata da Pino Sacripanti nei primi mesi della stagione, si sono uniti in corso d'opera due giocatori che hanno contribuito al definitivo salto di qualità, sia tecnico che mentale.
Gli innesti di Marques Green e Joe Ragland, come hanno dimostrato anche le due sfide di Coppa, hanno permesso ad Avellino di completare il roster con due giocatori complementari a tutti gli altri: il primo in grado di gestire e distribuire equamente i possessi offensivi, l'altro capace di spaccare in due le partite grazie alle sue accelerazioni devastanti. L'insieme viene completato da Acker, Veikalas e Nunnally esternamente e dalla presenza ingombrante di Leunen, Buva e di un Cervi formato extra lusso sotto canestro (senza dimenticare i minuti di qualità e quantità offerti da Pini nella metà campo difensiva). Le partite contro Reggio Emilia e Trento hanno confermato le velleità di aria rarefatta della Sidigas, che ha saputo fronteggiare e superare due ostacoli molto diversi per caratteristiche tecniche, ma soprattutto mentali.
Se contro gli emiliani Avellino era consapevole di partire sfavorita, seppur soltanto nel seeding, contro Trento la compagine irpina sembra aver patito, oltre alla stanchezza fisica anche lo scotto di avere i favori del pronostico dalla sua parte. Contro la squadra di Menetti, Sacripanti non ha faticato nel gestire a suo piacimento la maggiore lunghezza del suo roster, avvantaggiato anche dalle carenze strutturali di Reggio e dal vantaggio in doppia cifra acquisito ad inizio terzo quarto. Di tutt'altra pasta invece la sfida di ieri contro la Dolomiti di Maurizio Buscaglia, che ha provato a mettere a nudo tutti i limiti della Sidigas, ancora poco reattiva nel giocare sfide ravvicinate: Avellino ha faticato oltremodo nel mettere la museruola al dinamismo di Wright, a palcare l'ira di Forray e Poeta sul perimetro ed a scardinare da oltre l'arco l'arcigna difesa dei trentini.
Il successo ottenuto a fatica contro Trento ha conferito sicuramente ulteriore fiducia alla compagine campana, che arriva in finale, però, con la spia della riserva di benzina acceso. Inevitabile. Al cospetto di Avellino, in quella che è la finale attesa da tutti alla vigilia, l'Emporio Armani di Repesa che può vantare sul fattore casa dalla sua e su un roster a dir poco lungo, forse troppo. La Sidigas è chiamata all'ultimo sforzo, così come ha sottolineato anche Sacripanti ieri a fine gara: i lupi ripartono senza favori del pronostico (che forse è un bene), con un James Nunnally che ancora non ha messo in mostra tutte le sue qualità in queste due gare e, infine, da una striscia di vittorie che infonde fiducia, tranquillità e forza.
"Oggi non era facile come non lo era ieri. E non lo sarà domani. Ma intanto ci siamo. E ci proviamo. Ce lo chiede la gente che è qui. Ce lo chiedono tutti. Sono contento". Poche parole, un sorriso che vale più di mille commenti. Sacripanti è pronto e con lui una città che sogna l'ennesimo sgambetto alla Milano del canestro.