Nove anni dopo, Juan Martin Del Potro rivive, a Flushing Meadows, la sua personale resurrezione. Un filo sottile lega la vittoria conseguita contro Rafa Nadal alla cavalcata del 2009. Nel mezzo infortuni e malasorte, dubbi e paure. Torna a tuonare Delpo e lo fa nel rettangolo principale dell'US Open, al cospetto del primo giocatore del mondo. La partita termina dopo due set, ad alzare bandiera bianca è il famelico Rafa, piegato dalle bordate sudamericane e da un ginocchio che reclama nuovamente attenzione. La maratona con Thiem presenta il conto, il fisico, logoro, lancia l'ennesimo campanello d'allarme. Nadal non pesca dal serbatoio il classico ritorno leggendario, anzi evita di aggravare una condizione apparsa non ottimale fin dalle prime battute del torneo.

Del Potro, di contro, è perfettamente a suo agio, sigilla il primo break, spinge a tutto braccio cavalcando l'onda americana. Non sempre è puntuale, Nadal si aggrappa alle pieghe del duello, annulla lo svantaggio due volte - sul 54 doppio set point Delpo - ma deve poi capitolare al prolungamento - 7 punti a 3. La storia segue altri ritmi nel secondo, il calo di Rafa si fa più marcato, l'argentino esce dalla ragnatela e sale 3 giochi a 1, preludio a una rapida chiusura - 62. Qui Nadal lascia, tra gli applausi, il campo, qui Del Potro riceve il doveroso omaggio. 

La seconda semifinale segue invece il copione stabilito, tale è la distanza tra i contendenti. Novak Djokovic, re a Wimbledon, signore a Cincinnati, allunga la sua striscia sul cemento, supera, senza batter ciglio, il primo reale esame nel quarto slam del 2018. Tre set a zero, un'affermazione perentoria al cospetto di Kei Nishikori. L'impatto con la partita è impressionante, Nole buca il territorio nemico, confeziona tre giochi consecutivi e mette in chiaro le cose. Pallina alla mano, l'ex n.1 non offre spiragli, è anzi lucido nell'evitare qualsivoglia tipo di rischio. Lo spartito è definito, si procede in attesa dello strappo. Nel secondo, è nella zona intermedia che prende forma la spallata. Dal 22 al 42, l'ombra di Djokovic si fa sempre più imponente. Sotto 63 64, Nishikori non ha la necessaria forza per tentare il ribaltone, anzi incappa in errori di misura che spianano la strada al fuoriclasse di Belgrado. Rottura nel terzo gioco, antipasto del 62 che pilota Nole, da favorito, all'atto ultimo. 

Del Potro - Nadal 76(3) 62 rit. 

Djokovic - Nishikori 63 64 62