In pochi citano, tra i favoriti, Novak Djokovic. Il serbo sta lentamente recuperando il suo status dopo mesi difficili, tra interrogativi e sconfitte. La luce in fondo al tunnel è ora più viva, Nole scende in campo con meno pressione, riesce ad esprimersi con maggior naturalezza. Non è ancora il giocatore perfetto di un tempo, non ha le sembianze robotiche del passato, ma è di certo cliente scomodo, specie qui a Wimbledon. Dodicesima testa di serie sulle "spalle", Djoko fiuta un torneo da protagonista, memore delle ottime prestazioni al Queen's ed aiutato dal "silenzio" che circonda per una volta la sua figura.
Tre set per annichilire Sandgren, la competizione propone ora la partita con Zeballos, navigato argentino di certo più a suo agio sulla terra battuta. I numeri evidenziano le difficoltà del sudamericano sull'erba. Cinque presenze a Wimbledon - prima del 2018 - e cinque eliminazioni al primo turno. Il successo con il connazionale Andreozzi, conseguito nei giorni scorsi, è il primo da queste parti. Zeballos è quindi l'avversario perfetto per Nole, tre volte campione a Londra - 2'11/2014/2015 - e oggi candidato credibile al ruolo di guastafeste. La finale al Queen's con Cilic - tre set di assoluto equilibrio - deve fungere da monito per gli avversari. Djokovic è in ascesa e il palcoscenico può risvegliare antiche sensazioni.
Il percorso, accomodante, è in questo senso dalla parte del serbo, atteso, in un eventuale terzo turno, da Klahn o Edmund (bel test) e poi presumibilmente da uno tra Khachanov e Tiafoe. Siamo nel quarto di A.Zverev, senza Dominic Thiem - ritiro all'alba del torneo.
Esiste un unico precedente, piuttosto recente, tra Djokovic e Zeballos. A Doha, nel 2017, W del serbo 63 64. Terreno veloce, lì dove Nole può esaltarsi, lì dove annaspa Zeballos. Medesimo spartito tra qualche ora?
L'incontro è in programma sul campo n.2, al termine della sfida tra Seppi e Anderson, interrotta ieri con il sudafricano avanti due set a uno.