Forse non se lo aspettava neanche lui. Perchè vincere è difficile, ma confermarsi lo è ancor di più. Ecco perchè Roger Federer si è lasciato andare al pianto e alle sue emozioni dopo il trionfo in finale agli Australian Open 2018 su Marin Cilic, battuto in cinque set palpitante e dopo tre ore di gioco. Un torneo perfetto, fino alla finale, in cui la tensione ha prevalso, stando alle parole dello svizzero, che ha dovuto far ricorso a tutta la sua forza mentale per riemergere nel quinto set e portare a casa il ventesimo titolo di un torneo dello Slam della sua carriera, il sesto a Melbourne, il novantaseiesimo complessivo.

Numeri da capogiro, ai quali se ne aggiunge un altro, quello relativo all'età. A 36 anni suonati, Roger Federer è tornato a fare la parte del leone nel circuito maggiore, aggiudicandosi tre degli ultimi cinque Slam disputati (assente a Parigi, malconcio a New York), quando i più lo davano per disperso dopo i sei mesi di assenza a fine 2016. Ora il fuoriclasse elvetico ha messo il sigillo a una carriera inarrivabile, e non sembra avere intenzione di fermarsi, dopo aver eguagliato Novak Djokovic e Roy Emerson con le sue sei vittorie in Australia: "Alla fine non conta più di tanto, non so spiegarlo - le parole di Federer in conferenza stampa - si tratta solo di aver vissuto ancora una volta le emozioni di stasera, con la cerimonia della consegna del trofeo, al termine di un match da montagne russe, di cinque set, contro un grande giocatore come Cilic, per poi prendermi il sesto titolo qui a Melbourne, il ventesimo complessivo. E' davvero un momento molto speciale. E' una favola che continua, ho difeso il titolo dello scorso anno, ed è cio che conta per me, non tanto aver eguagliato Djokovic o Emerson. Loro hanno avuto le loro carriere, ammiro cosa ha fatto Emerson e quanto sta facendo Novak. Sì, è nuovamente un momento molto speciale nella mia vita. L'anno scorso è stato divertente, ma non sapevo se sarei riuscito a ripetermi ancora. Ovviamente questo trofeo è speciale per me, gli ho anche dato un soprannome: Norman".

Un Federer travolto dalle emozioni a fine partita: "Non so cosa sia successo in quei momenti. Penso però di essere arrivato in finale molto rapidamente. La semifinale è stata brevissima, dentro di me avevo molte emozioni da scaricare, perchè non ero ancora arrivato al limite come lo scorso anno contro Nishikori e Wawrinka. Questo torneo mi ha ricordato quello del 2006 e la finale con Baghdatis. Anche quella partita fu dura, ero il favorito e ci ero arrivato alla grande. Poi, quando ho vinto, Rod Laver mi ha consegnato il trofeo e mi sono ritrovato davanti alla folla, ed è forse quello che mi ha colpito. Oggi ho cominciato a parlare, a ringraziare il mio team, tutta l'organizzazione del torneo, a fare i complimenti a Marin, speravo di rilassarmi durante il discorso, ma non è successo, ma sono comunque felice di aver condiviso le mie emozioni, perchè è stato il campo tutto esaurito a rendermi così emotivo". 

Come spiegare invece l'andamento rapsodico del match? "E' difficile, sono sensazioni. E' stato come con Berdych, partita che pensavo di perdere. Mi ero detto: "Ok, questa la perdo". Non ero negativo, ma sentivo che in qualche modo avrei perso, non perchè non stessi bene, ma perchè sentivo che lui era in gran forma. Dopo il match con Chung invece non sono riuscito a dormire bene, sono rimasto sveglio fino alle tre del mattino. E il giorno successivo non ho fatto altro che pensare a come avrei dovuto giocare contro Marin, come sarebbe stato arrivare a quota venti Slam, ma anche come sarebbe stato terribile perdere. Sono stato così per 36 ore. La finale è arrivata molto rapidamente, non avevo perso neanche un set, mi ero lasciato molte emozioni dentro: è questo che probabilmente mi ha reso nervoso. Ma poi ho cominciato bene, ho perso il secondo set di nervi. Alla fine è andata bene, nel quinto ho solo provato a riprendermi la partita, perchè lui aveva vinto quattro giochi consecutivi. Ho provato a rompere la sua inerzia, a servire bene, a guadagnarmi un po' di fortuna. Penso di essere stato bravo ad aggiudicarmi il primo game, poi l'inerzia è cambiata. L'esperienza mi ha aiutato, ho avuto anche fortuna, stasera ne avevo bisogno. Sono felice di dare ancora tutta questa importanza a partite del genere. Sono momenti che ho già vissuto in passato e che sarò felice di non dover rivivere quando mi ritirerò. Nelle finali che si giocano di sera devi attendere per tutto il giorno. Invece a Wimbledon giochi subito e finisce lì, qui è una giornata lunga".

Per quanto tempo Federer potrà giocare a questi livelli: "Onestamente non ne ho idea. Ho vinto tre Slam in dodici mesi, non riesco a crederci. Devo continuare a mantenere la mia programmazione, rimanere affamato, e così altre belle cose potranno succedere. L'età non è un problema, di per sè. E' solo un numero. Ma devo stare comunque molto attento al calendario, decidere in maniera chiara quali sono i miei obiettivi e le mie priorità: saranno queste le cose che delineeranno i miei successi. Le mie ambizioni sono le stesse, ma non posso giocare troppo, di certo non ogni settimana. Mi diverto ad allenarmi, non penso ai viaggi. Ho un gran team al mio fianco, i miei genitori sono orgogliosi e felici di me, continuano a seguirmi. Si divertono, mi fanno giocare meglio. Ma chi rende tutto questo possibile è mia moglie. Senza di lei avrei smesso da tempo: sono tanti i pezzi del puzzle che mi consentono di essere seduto qui stasera".