Era dal 2001 che la Francia non vinceva la Coppa Davis. Sedici anni, un'eternità se si considera la qualità media complessiva del movimento transalpino, che ha realizzato ieri il sogno di conquistare la Decima insalatiera della sua storia grazie a Lucas Pouille, ventitreenne di belle speranze ora chiamato a un ulteriore salto di qualità dopo il sigillo in patria. La finale con il Belgio è stata equilibrata, forse anche oltre le migliori aspettative degli uomini di capitan Johan Van Herck, affidatosi a un fantastico David Goffin.

Il numero sette al mondo, reduce dalle fatiche del Master, dove aveva raggiunto l'atto conclusivo del torneo (perso anche quello, al terzo contro il bulgaro Grigor Dimitrov), ha svolto in pieno il suo compito, vincendo entrambi i singolari che lo vedevano protagonista. Prima un netto successo sullo stesso Pouille, poi il gran match portato a casa contro Tsonga, sotto pressione, sull'1-2 in favore della Francia. Goffin rimane l'unica nota lieta di un Belgio che perde in finale per la seconda volta in tre anni (era già accaduto nel 2015, a Gand, contro la Gran Bretagna di Andy Murray), e che non riesce a presentare su grandi palcoscenici giocatori di alto livello. Steve Darcis si è rivelato infatti non all'altezza della situazione, come da facile pronostico, mentre il doppio formato dal duo Ruben Bemelmans e Joris De Loore se l'è giocata più di cuore che di talento e tecnica, contro la sperimentale coppia francese, composta da Pierre-Hugues Herbert e da Richard Gasquet (in campo al posto di Nicolas Mahut, fuori causa per infortunio). Proprio il match del sabato ha finito per decidere la finale, dato il rendimento di Darcis, con diversi rimpianti per i belgi, che nel terzo set avrebbero dovuto approfittare dello sbandamento prolungato dei propri avversari per assestare un colpo decisivo alla Francia, apparsa comunque in difficoltà nel dover chiudere i conti davanti al pubblico amico del Pierre Mauroy di Lille. Negli occhi degli appassionati belgi rimarranno comunque le gesta di Goffin, diventato nelle ultime settimane giocatore da grandi eventi, perfettamente a suo agio sul veloce indoor e in grado di spuntarla anche con giocatori più potenti di lui. 

Vince dunque la Francia, che rispetto agli avversari ha avuto il lusso di potersi permettere di scegliere il secondo singolarista tra diversi nomi. Il capitano Yannick Noah ha scelto infatti Lucas Pouille, scartando invece Richard Gasquet e Gilles Simon (mentre Gael Monfils, altro giocatore da top ten, almeno fino allo scorso anno, era out per problemi fisici). Più adatto alla superficie veloce Pouille, il cui rendimento dovrà comunque crescere in futuro, perchè se è vero che il ragazzo non ha tremato contro un Darcis impresentabile, è altrettanto indubbio che l'esordio contro Goffin era stato molto difficile, dopo un primo set equilibrato. Con la finale di Coppa Davis si chiude ufficialmente la stagione del grande tennis, pronto a ripartire già tra un mese, quando in Australia e al caldo di Doha e degli Emirati inizieranno i primi tornei del 2018, in preparazione allo Slam di Melbourne. Un 2017 che conferma, in ambito Davis, l'assenza dei grandi nomi dalla competizione: ormai i vari Roger Federer, Rafa Nadal, Andy Murray e Novak Djokovic, che l'insalatiera l'hanno conquistata in diversi momenti delle rispettive carriere, hanno salutato (tutti o quasi) le loro nazionali, lasciando così spazio a rappresentative contraddistinte da talento diffuso - esattamente come accaduto alla Francia di quest'anno - che hanno la possibilità di arrivare fino in fondo, pur senza avere a disposizione giocatori in grado di puntare a prestigiosi traguardi individuali (come il successo in un torneo dello Slam).