Giornata di semifinali, questa volta al maschile, sul cemento di Flushing Meadows. Nella notte italiana, l'elezione dei due finalisti, deputati domenica a giocarsi il quarto e ultimo slam di stagione. Senza nulla togliere ad Anderson e Carreno Busta, l'incrocio della parte alta ha il sapore dell'annunciato epilogo. Nadal e Del Potro - non prima delle 17.30, orario di New York - duelleranno sull'Arthur Ashe. Due vincitori del citato trofeo, il primo, Nadal, vanta due affermazioni, nel 2010 e nel 2013, il secondo, Del Potro, quella del 2009, unico slam in carriera, giunto al termine di due partite straordinarie, con Nadal appunto, in semifinale, e poi con Federer, in finale. Nadal e Federer sono interessanti punti di contatto rispetto a quella storica campagna argentina. Del Potro approda alla semifinale dopo il sigillo in quattro con Federer, favorito sì dalla preparazione incompleta del campionissimo svizzero - un numero di errori eccessivo, scelte tattiche non sempre oculate - ma soprattutto dall'ineguagliabile carattere del ragazzone di Tandil, restio a cedere di fronte a difficoltà di sorta. L'uno-due con Thiem e Federer mette ulteriore pepe sul confronto odierno. Un Del Potro a un 15 dall'eliminazione - ritorno da due set sotto con l'austriaco - e capace poi di piegare uno dei migliori prospetti della generazione futura e il più grande di sempre, non può non attirare simpatia ed attenzione.
In un contesto emozionale difficilmente riportabile, si staglia la figura di Nadal, battuto nel 2009, ma oggi pronto a prendersi la sua rivincita. Rafa, finalista a Melbourne, campione a Parigi, vuole il secondo slam di stagione e parte comunque con i favori del pronostico. Del Potro, quando racconta di una condizione non perfetta, non cerca alibi, riporta l'esatta realtà. Difficile possa riproporre, per forza ed equilibrio, una sequenza perfetta. Difficile, senza la perfezione, scalfire Nadal. Il Nadal delle ultime due partite assomiglia a quello chirurgico, famelico degli anni d'oro. Tre set per arginare le variazioni di Dolgopolov, tre set per rimandare un Next Gen come Rublev, giunto ai quarti con il vento in poppa e la voglia di spaccare il mondo. Staffilate sbilenche, cannonate senza meta. Un muro spagnolo ad assorbire ogni accelerazione. Nadal è un professore paziente, resiste e ribalta lo scambio, legge e tramuta in punto.
I precedenti vedono in vantaggio Nadal. 8-5, l'ultimo confronto risale alle Olimpiadi del 2016, 76 al terzo Del Potro. Qui, come detto, la semifinale del 2009, periodico 62 per l'argentino. Sul cemento, 5-4 Delpo, un'incollatura di vantaggio. La superficie gioca a favore del classe 88 di Tandil, qui può sprigionare senza remore i suoi cavalli, distruggere la pallina, inchiodare i rivali. La diversa pasta di Nadal però pone un interrogativo, quanto può resistere Del Potro all'interno dello scambio? Coraggio ed attenzione, le uniche armi per costringere Nadal alla resa, senza allungare eccessivamente la partita.