Non un sorteggio fortunato. Roberta Vinci è sorridente, riceve a New York il trofeo conseguito ormai qualche anno fa, gentile omaggio dopo il furto subito dalla tarantina. Una cerimonia che cancella parzialmente i dubbi, che, almeno per una manciata di ore, libera testa e braccio. Il debutto è però imminente, perché la Vinci deve fronteggiare sul Louis Armstrong, terzo match di giornata, dopo Herbert vs Isner, Sloane Stephens, la maggior speranza del tennis a stelle e strisce in assenza di Serena Williams. Come detto, accoppiamento complesso, perché la Stephens, al rientro a Wimbledon dopo una lunga sosta, è in forma e riesce ad esprimere su questa superficie il massimo del potenziale, un braccio armato in grado di demolire qualunque difesa. Primo turno ai Championships e a Washington - cenni di risveglio con la Halep - poi la prepotente ascesa a Toronto e Cincinnati. Semifinale in entrambi i 1000.
Di contro, stagione travagliata per la Vinci. Mai oltre il terzo turno Roberta, una sola vittoria in questa breve porzione sul cemento. Spicchio di luce a Cincinnati, grazie all'affermazione sulla Babos, speranze sopite dal successivo incontro e ancor più dalla resa incondizionata con la Linette a New Haven. Convive da diverso tempo con acciacchi vari, ostacoli che limitano il suo tennis di fioretto. Non sempre può spingere, non sempre può sfruttare il suo arsenale. Non solo una questione tecnica, perdere non aiuta, manca anche la giusta fiducia per compiere un'impresa. La Vinci ha chiaramente principi opposti alla Stephens, deve proporre all'americana palle lavorate, variare le soluzioni, costringerla a pensare, impedendo a Sloane di appoggiarsi sulla palla, di spingere a tutto braccio. Difficile.
Qualche speranza in più ha Camila Giorgi. La maceratese approda all'US Open dopo la campagna al Western and Southern Open. Qualificazioni e sigillo con la Gavrilova, tre set, poi, con la prima giocatrice del mondo, Karolina Pliskova. Maturità acquisita, la capacità di gestire anche difficoltà importanti, di reagire d'impatto, di scendere nell'arena. Il talento non è in discussione, fluisce naturale il tennis, serve un ulteriore passo avanti in termini di controllo. La Rybarikova, battuta proprio a Cincinnati nell'ultimo turno di qualificazione - 1-1 il conto dei precedenti, successo slovacco a New Haven nel 2014 - è un buon banco di prova. Semifinalista a Wimbledon, eliminata a New Haven all'alba del main draw di recente, Magdalena ha il potenziale per creare grattacapi a Camila. Superare queso test può spalancare orizzonti di speranza, siamo aggrappati alla Giorgi, al suo volto corrucciato, alle sue improvvise creazioni.