La cerimonia d'apertura dell'edizione 2017 dell'US Open è in programma nella notte italiana. Sull'Arthur Ashe, il campo principale, all'una si alza il sipario, preambolo all'incontro più atteso di giornata. Il ritorno di Maria Sharapova è tema all'ordine del giorno, un brulicare di commenti ed analisi, la ricerca del dettaglio per sopire i dubbi circa la tenuta fisica di Masha, piegata prima da un problema alla coscia e di recente da un fastidio all'avambraccio sinistro. Dal suo rientro post squalifica per il noto caso Meldonium, Maria ha giocato quattro tornei, tre su terra e uno su cemento. Ha convinto a Stoccarda, meno a Madrid, poi il ritiro a Roma nel corso del match con la Lucic e la breve apparizione a Stanford. Un approccio zoppicante con la Barty - assolo in tre - e la scelta di non proseguire la campagna - seguendo il parere medico - con la Tsurenko.
Chiaro quindi, come a nobilitare la candidatura della Sharapova sia soprattutto la sua importanza a livello mediatico. La russa è un'icona, una tennista da copertina, fondamentale per il movimento. Il suo recupero, in un periodo di estrema incertezza, acuito dalla defezione momentanea di Serena Williams, appare fondamentale. Ha la personalità per sopportare le luci della ribalta, un carattere in grado di superare ogni difficoltà. Ecco perché si tende a dare a Maria credito anche per una partita come quella di oggi che la vede in evidente difetto, per un innegabile ritardo di preparazione, soprattutto tecnica. Pochi incontri, poco abitudine alla contesa.
Dall'altra parte della rete c'è Simona Halep, la n.2 del ranking, una delle giocatrici più continue, forse la più continua dell'intero panorama. I risultati parlano per la Halep. Dopo una campagna sul rosso di altissimo livello, una porzione sul cemento d'élite. Quarti a Washington, semifinale a Toronto, finale a Cincinnati. Le ultime due battute d'arresto, però, non convincono del tutto. In Canada, crollo verticale con la Svitolina, al Western and Southern Open una sensazione di totale impotenza al cospetto della Muguruza. La Halep tende a cedere le armi ancor prima della reale sconfitta di campo. Non ha una forza mentale tale da ribaltare l'esito di una gara in salita. Contro una Sharapova pur a mezzo servizio questo potrebbe essere fatale, perché la rumena pecca proprio nel territorio in cui Masha tende ad esaltarsi. La feroce lotta è il campo della divina siberiana.
I precedenti, in questo senso, possono ulteriormente aiutarci. Sei vittorie su sei vittorie per Maria Sharapova, quattro su una superficie rapida. Nel 2015, alle finali WTA, ultimo confronto. Durante il round robin, 64 64 Sharapova. In precedenza, nel 2012, firma ad Indian Wells e Beijing, due anni dopo incontro in equilibrio, ritorno vincente di Maria, 64 al terzo a Cincinnati.
Il pronostico è quindi aperto, certo la Halep gode di un buon margine, ma non può concedere respiro alla sua rivale, deve mettere pressione a una Sharapova incline probabilmente all'errore, togliere respiro e campo a una giocatrice ancora in fase di recupero. In caso di "contatto ravvicinato", attenzione a possibili sorprese. Il fuoco che illumina gli occhi di Maria può spegnere Simona.