La Storia è fatta. Segnatevi sul vostro calendario la data del 16 luglio 2017, il giorno in cui il Tempo si è fermato. Roger Federer solleva per l'ottava volta la Coppa dei Championships ed entra ancora di più nella leggenda del Tennis.

Il Centre Court si alza in piedi a tributare la standing ovation a colui che per molti è il più Grande di tutti i tempi. L'uomo che proprio su questo campo visse l'anno scorso la sua giornata più difficile, messo al tappeto dalle bordate di Raonic e con il fisico a implorare pietà dopo tante battaglie, torna ad essere il Re nel suo giardino preferito. Ci arriva al termine di un torneo perfetto, senza aver concesso agli avversari nemmeno un set e dispensando in lungo e in largo quei colpi che hanno portato David Foster Wallace a paragonare la visione di una sua partita a un'esperienza religiosa.

Il sacerdote del Tennis profeta nel Tempio del gioco. Cinico e spietato nel disporre a proprio piacimento di un Marin Cilic che tiene botta per i primi cinque games, prima di subire il break che è una picconata alla fragile roccia su cui regge il fortino croato. Che accusa il colpo a livello psicologico e, come se non bastasse, si trova a fare i conti con un fastidio al piede a gravare ulteriormente il fardello. Lui, che prima della partita si era trovato cucito addosso il ruolo del lupo cattivo, dell'orco che avrebbe potuto rovinare sul più bello la favola di Re Roger, si trova a un certo punto in lacrime, travolto dalla marea elvetica e frustrato da quel dolore che trasforma in via crucis la sua partita. E l'impietoso 6-1 del secondo parziale ne è l'instagram più crudele.

Da encomio, però, la prestazione del croato: ferito nel fisico ma non nell'orgoglio, Cilic - da autentico signore - onora a fondo il suo impegno. Per lui stesso, per il pubblico (che gli tributa un sincero applauso nel suo momento più nero), per rispetto a un Re che non meritava di entrare nella leggenda della racchetta senza aver sentito pronunciare dal giudice di sedia il fatidico "game, set, and match". Sei game di botta e risposta, poi il break decisivo dell'elvetico al fatidico settimo game proietta a un passo dalla storia. Per il quale deve attendere giusto due giochi: appena il tempo per Cilic di mettere a segno l'illusorio 4-5. Poi, alla prima occasione buona, la chiusura di ogni conto e il biglietto in mano per la Leggenda. Che accoglie a braccia aperte un ragazzo di Basilea mandato dagli dei del tennis a insegnare l'arte della racchetta.