Il tennis d'attacco di Garbine Muguruza, l'incedere elegante di Venus Williams. Cartoline da Wimbledon, è il giorno della finale femminile. Classe 1980, Venere. 5 titoli ai Championships, l'eterna bellezza di una dea. Sorriso ammaliante, condizione fisica perfetta. Si muove rapida sull'erba di Londra, sfodera soluzioni potenti e precise. La padrona di casa, Johanna Konta, cede il passo, in due set. Il pubblico applaude Venus, campionessa oltre la semplice bandiera. Un percorso in crescendo, ad eliminare le tossine d'avvio. Colpita da una brutta vicenda extra-campo, la Williams si scioglie al cospetto delle telecamere, ma sul rettangolo di gioco riesce a ritrovare brillantezza e concentrazione, è chirurgica, contagiosa. Manca un ultimo tassello, non vince, qui, dal 2008. Non c'è l'ombra lunga della sorella Serena, resta lei, Venere.

Non un compito facile, perché dall'altra parte della rete si staglia Garbine Muguruza, statuaria. Inganna, con quel volto accomodante, è una furia racchetta alla mano. Gioca alla grande, fin dalle prime battute del torneo in verde. Convinzione e fiducia, proiezione offensiva. Il servizio come lama affilata con cui costruire il punto, bordate di dritto e rovescio, da un angolo all'altro, senza diritto di replica. Il punto di volta contro la Kerber, in ottavi. Corsa di rimonta, per piegare la tedesca, fenomenale nell'allungare lo scambio, nel portare la Muguruza sul baratro, a un passo dall'errore. Martellante, Garbine, nel suo piano tattico, nella sua feroce applicazione. Semifinale in carrozza con Rybarikova, periodico 61, un gustoso preambolo prima della finalissima, oggi sul Centrale.

Due giocatrici di simili caratteristiche, poco inclini al compromesso. Dipende molto dall'efficienza del servizio, la Muguruza, nel complesso, sembra avere qualcosa in più. In termini di energia, di contromisure, la nativa di Caracas appare più definita. Venus porta con sé una sorta di magia, ha qualcosa di innaturale, per questo il pronostico è aperto. Ha lottato e trionfato più e più volte, conosce l'amaro sapore della resa, fiuta l'ennesima occasione.

Il bilancio dice 3-1 Williams, ma nessun precedente riconduce all'erba. Nel 2017, un solo incrocio sulla terra battuta. Quarti di finale a Roma, sigillo di Garbine Muguruza, 62 al terzo. Qui la superficie è più rapida, si torna in equilibrio.

WTA Roma, Williams - Muguruza