Il campione in carica stringe a sé il titolo. In una stagione tribolata, Wimbledon resta il punto di ristoro, il possibile riscatto. Senza brillare, con i postumi di un infortunio all'anca ancora visibili nell'incedere barcollante, Murray si affaccia ai quarti, mina vagante pericolosa nell'economia del torneo. Quattro turni, un solo momento di reale difficoltà, contro il nostro Fognini. Vittoria in quattro set, con un ritorno nell'ultimo parziale favorito da un passaggio a vuoto al tramonto dell'azzurro. A seguire, affermazione in tre con Paire, un Murray d'ordinanza, lesto a cogliere il mutevole tennis del transalpino, in perenne contrasto tra errori e pregevoli soluzioni.
Nell'incontro odierno, il primo sul campo centrale, Murray trova l'americano Sam Querrey. 198 centimetri, servizio potente, un giocatore, su superficie rapida, da prendere con le molle. Ben più lungo il cammino di Querrey, reduce da due sigilli al quinto parziale, con Tsonga, al terzo turno, e poi con Kevin Anderson, a livello di ottavi. Cartoline che certificano le qualità del colosso a stelle e strisce e al contempo fanno emergere determinati limiti. Dipende, oggi, da Murray, uno dei migliori ribattitori del circuito. Il britannico deve avere pazienza, attende un'apertura di Querrey per colpire in risposta. Di contro, Sam deve forzare, sempre. Una seconda corposa, con presa dal campo in uscita dal servizio.
Il passato dice Murray. Sette vittorie in otto incontri. In Australia, nel primo slam dell'anno, tre set a zero per il Sir. Due fermate sul verde, a Newport, nel lontano 2006, e a Wimbledon, nel 2010, W Murray in entrambe le occasioni. L'unica gioia di Querrey a Los Angeles, nel 2010, 63 al terzo nella finale del torneo americano. Querrey vanta un'apparizione ai quarti nel 2016 e il quarto turno del 2010, può quindi, a 30 anni, regalarsi un primato sui campi londinesi. Discorso diverso per Murray, due volte campione. Difendere la corona è l'obiettivo primario, battere Querrey per entrare nei magnifici quattro.