Il martedì, a Wimbledon, è giorno dedicato ai quarti del tabellone femminile. Piccola intrusione, Novak Djokovic apre la giornata sul centrale con Mannarino, rinvio ieri a causa del protrarsi del match tra Nadal e Muller. Al termine del confronto tra Nole e il transalpino, spazio a Venus Williams e Jelena Ostapenko. Generazioni a confronto, nessun precedente. Venere, classe 1980, era ai Championships già nel 97. Eliminazione al primo turno, l'anno dopo quarti di finale, preambolo al primo successo, nel 2000. Cinque titoli sul verde inglese, un fascino intramontabile. Senza Serena, a 37 anni, può riscrivere la storia. Primo torneo su erba, un'intelligente pausa dopo il Roland Garros, un cammino in crescendo.

Al primo turno, naturali difficoltà di ambientamento con la Mertens, un set concesso alla Wang, poi un visibile cambio di passo, con la Osaka e soprattutto con la Konjuh agli ottavi, prima rivale realmente temibile nel percorso a Wimbledon. L'impresa odierna non è facile, la Williams affronta una lottatrice indomita, una giocatrice ormai in fase di decollo, esaltata dal primo trionfo slam di carriera. Occorre smorzare l'entusiasmo della Ostapenko, sfruttando un servizio efficace ed impostando punti rapidi. Uno-due e chiusura, con il rischio di incappare anche in qualche sbavatura. La ragnatela lettone può essere fatale a una giocatrice meravigliosa.

V.Williams - Konjuh

Dopo aver snocciolato i numeri da record di Venus, passiamo in rassegna anche quelli della Ostapenko. Il rosso di Parigi ad ingigantire una promessa - ormai mantenuta - della racchetta. Tagliando ad Eastbourne - secondo turno - poi un filotto a Londra. Undici affermazioni consecutive in tornei dello slam. La Ostapenko sta ovviamente riscrivendo la sua storia personale, terza fermata a Wimbledon, mai oltre il secondo turno prima di quest'anno. Un cammino faticoso, una corsa ad ostacoli. Sigilli in tre set con Sasnovich ed Abanda, due set in difetto con la Giorgi, prima del ritorno al tramonto di entrambi i parziali. Al quarto turno, 63 76 alla Svitolina, come lei più incisiva su altre superfici. Non è ancora completa la maturazione sul verde, ma la Ostapenko, in fiducia, sembra colmare i suoi limiti con una forza d'animo straordinaria. Urla che percuotono il nobile rettangolo inglese, che annichiliscono l'avversaria di turno. Sembra in missione, all'orizzonte una dea, rifinita dal tempo.