C'era una volta una bionda canadese che incantava tifosi e addetti ai lavori e che sembrava lanciata verso un grande avvenire. Ma tre anni dopo aver centrato la finale nel 2014, Eugenie Bouchard saluta subito Wimbledon al termine di una prestazione opaca. Dura un set la bionda di Montreal, che si prende la prima frazione per 6-1 con la complicità di una Carla Suarez Navarro rimasta negli spogliatoi.
Ma alla prima difficoltà incontrata sulla sua strada, la canadese si è sciolta come neve al sole, consegnandosi senza combattere al sempre piacevole gioco della spagnola. Stesso punteggio della prima partita, ma a parti invertite e tutto rimandato al terzo set. Che, di fatto, dura lo spazio di tre game, ovvero quanto serve a Carla Suarez Navarro per brekkare l'avversaria al termine di un'estenuante battaglia di oltre sette minuti (e tanti, tanti errori da una parte e dall'altra) e portare dalla sua la contesa.
Al resto ci pensa un'arrendevole Bouchard, che alza poco dignitosamente bandiera bianca, firmando una resa tutt'altro che onorevole per una tennista che, fino a pochi anni fa, era considerata una rising star in grado di poter fare molta strada nel tennis delle grandi. Lo dimostrano il break a zero che regala il 4-1 alla Navarro, lo dimostra il settimo e l'ottavo game, in cui la canadese non ha fatto nulla per celare la faccia di chi voleva solo tornare nello spogliatoio e resettare in attesa dei prossimi tornei. Ringrazia invece la spagnola, che si prende il ticket per il secondo turno.
Dove approdano anche Vika Azarenka, che piega in tre set l'americana CiCi Bellis, e la regina di Parigi, Yelena Ostapenko, anche lei costretta al terzo set dalla bielorussa Sasnovych.