«C'è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sè: il non far parlare di sè». Oscar Wilde, quando scrisse il suo capolavoro "Il ritratto di Dorian Gray", ancora non sapeva che un paio di secoli dopo una bionda siberiana di professione tennista avrebbe trasformato il suo aforisma in un mantra. Perchè il nome di Maria Sharapova è quello più chiacchierato al momento, con la russa che, scontata la sua squalifica per doping, è pronta a tornare a calcare un campo di tennis.
Alla prova dei fatti, da quando lo scorso gennaio venne annunciato in pompa magna il ritorno in campo di Masha nel torneo di Stoccarda, non c'è stato argomento più discusso. E non solo fra gli addetti ai lavori e gli appassionati di tennis, perché il nome della siberiana è uno di quelli che travalica il mondo della racchetta. Un hype, quello del suo ritorno al tennis giocato, che ha raggiunto picchi stellari, creando subito dibattito e divisione: c'è stata - da una parte - la condanna di molte colleghe (fra cui Caroline Wozniacki ma anche Simona Halep, Angelique Kerber, Alizè Cornet, Andy Murray e, ultima ad unirsi al coro, la polacca Agnieszka Radwanska), che vedono tutt'altro che di buon occhio il ripalesarsi di una presenza ingombrante come quella della siberiana. La riduzione della squalifica inizialmente comminatale prima, la concessione di wild card ad importanti tornei poi, che evita a Masha le fatiche e le insidie - per quanto relative per una campionessa del suo calibro -dei tabelloni di qualificazione, hanno fatto storcere il naso a molti, soprattutto fra i più decisi giustizialisti intenti a portare avanti la tolleranza zero nei confronti di chi incappa nelle maglie dell'antidoping.
A ciò, fa da contraltare la gioia di appassionati di tennis e dei tantissimi supporter della siberiana, dati social alla mano a occhio e croce qualche milione sparsi per tutti i cinque continenti. A stappare lo spumante è anche la WTA: il massimo organismo mondiale in fatto di tennis rosa (che sventola a propria discolpa il regolamento che concede la possibilità di illimitate wild card alla russa in quanto vincitrice di Slam e WTA finals), ha bisogno come il pane di un personaggio da copertina in un periodo in cui, Serena Williams a parte, si fatica a trovare un faro guida per il movimento. A maggior ragione ora che lo stop per maternità della numero 1 al Mondo si va a sommare a quello di Vika Azarenka - che dopo aver partorito, sta tornando al lavoro sui campi - al ritiro di Ana Ivanovic, al declino sempre più evidente di una Genie Bouchard lontanissima parente della tennista che aveva incantato - sui campi e non solo sui social - nel 2015, senza dimenticare la prolungata assenza di Petra Kvitova, o il funzionamento a corrente alternata di Garbiñe Muguruza e di altre protagoniste come la già citata Radwanska o la tedesca Angelique Kerber; ecco perché il rientro di Sharapova arriva come una vitale pioggia al termine di un periodo di siccità. E non solo per il lato glam di Masha, ma anche per il palmares tennistico e il carisma della siberiana, aspetto quest'ultimo in cui può vantare ben poche rivali.
Dal canto suo, Maria si prepara con grande tranquillità al suo nuovo primo giorno di scuola. A testarla sarà Roberta Vinci, in una sfida fra due sopraffini lottatrici della racchetta, così diverse nello stile di gioco quanto così uguali nel non mollare un singolo centimetro di campo o anche sola mezza pallina. Nel frattempo, la russa ha sfruttato al meglio la lunga pausa, frequentando un Master ad Harvard, partecipando ad esibizioni e curando al meglio i suoi interessi economici: e se le sue Sugarpova volano sul mercato dolciario, le sue personali quotazioni fanno altrettanto, con gli sponsor tanto veloci ad allontanarsi da lei nel momento della caduta quanto pronti a tornare sui propri passi nel momento della rinascita. Roba de vere Regine. E poco male se attorno la gente mugugna: nel bene o nel male, purché se ne parli. Maria ha assimilato la lezione e l'ha elevata allo stato dell'arte. E da qualche parte lassù, mentre sorseggia assenzio, Oscar Wilde gongola.