Quella che andrà in scena domani mattina (ore 9.30 italiane, diretta Eurosport), sarà la trentacinquesima sfida tra Roger Federer e Rafa Nadal. Un match che torna a valere un titolo dello Slam, quello degli Australian Open, per la prima volta dall'atto conclusivo del Roland Garros edizione 2011, vinto dal maiorchino in quattro set. Una finale che in pochi avrebbero immaginato di rivedere, e che ora sembra diventare l'ultimo appuntamento con una parte consistente della storia del tennis.
I precedenti non sorridono allo svizzero, in versione redivivo dopo aver aver trascorso ai box gli ultimi sei mesi. Undici le vittorie e ben ventitrè le sconfitte contro il mancino di Manacòr per Federer, che peraltro non ha mai battuto il suo miglior nemico sul cemento di Melbourne (k.o. nel 2009, 2012 e 2014). Un bilancio inquietante, che agita i sonni dei tifosi del fuoriclasse di Basilea, e che induce a ritenere che Nadal sia il chiaro favorito della battaglia di domani. Battaglia, termine utilizzato proprio da Federer per descrivere a cosa si assisterà sulla Rod Laver Arena. "Un'altra epica battaglia", di quelle in cui lo svizzero non potrà sbagliare nulla, se vorrà centrare il suo diciottesimo titolo Slam (Rafa rincorre, momentaneamente, a quota quattordici). I due sfidanti hanno percorso una strada tortuosa ma simile, per giungere fino all'atto conclusivo degli Australian Open. Federer, reduce da un 2016 caratterizzato da un intervento chirurgico al menisco e da altri acciacchi assortiti, ha dimostrato di non aver bisogno di molto tempo per ritrovare fiducia nel suo tennis. Un gioco che in queste due settimane si è fatto via via più aggressivo, in particolare grazie a un rovescio colpito a tutto braccio, e non più rattrappito in qualche back di paura. Dopo un inizio di torneo soft, Roger ha dato spettacolo contro il malcapitato Tomas Berdych, ha regolato in cinque set uno splendido e coraggioso Kei Nishikori, ha chiuso la favola di Mischa Zverev, e infine ha fatto suo il derby rossocrociato con Stan Wawrinka. Il tutto offrendo un tennis straordinario, per pianificazione ed esecuzione, condito dall'istinto e dal talento di un fuoriclasse inarrivabile.
Nadal, dal canto suo, ha carburato come d'abitudine, svoltando nel match con l'altro Zverev, Sascha, in cui ha visto le streghe dopo essere stato in svantaggio due set a uno. Poi un cammino tutto sommato agevole fino alla semifinale, con Gael Monfils e Milos Raonic troppo poco solidi per potergli dare davvero fastidio. Un test importante Rafa lo ha invece dovuto superare ieri contro Grigor Dimitrov: il bulgaro lo ha messo più volte alle corde con il suo gioco spettacolare, per molti versi federeriano, ma si è arreso in volata, come da facile pronostico, contro un avversario mai domo e che anzi è andato in crescendo con il trascorrere delle ore. Il rischio è che la finale di domani non sia all'altezza delle aspettative, sia sul piano del gioco che su quello dell'equilibrio. Il tennis di Federer mal si adatta ai colpi in top spin (in particolar modo con il dritto) del maiorchino, capace di martellare sul rovescio a una mano del rivale, per poi costringerlo a macinare chilometri aprendo il campo con il suo uncino mancino. Non è un caso infatti che lo svizzero abbia perso in media due volte su tre contro lo spagnolo, e che nei tornei dello Slam lo abbia sconfitto esclusivamente sull'erba di Wimbledon (2006-2007, prima dello psicodramma del 2008).
Il Federer attuale è naturalmente meno predisposto ad accettare lo scambio da fondo, ma per fare partita pari avrà bisogno di un contributo fuori dalla norma dal suo servizio, oltre che di un rovescio a tenuta costante. La risposta dell'elvetico sarà con ogni probabilità la chiave della finale: se Federer riuscirà ad essere incisivo già dal primo colpo in ribattuta, allora andrà in scena una finale combattuta. Altrimenti l'epilogo sarà lo stesso di quei già citati ventitrè precedenti. Meno complicato immaginare quale sarà invece la strategia di Nadal, che peraltro ha già avuto un assaggio di ciò che lo attende giocando ieri per quasi cinque ore con Dimitrov. Servizio sul rovescio, risposta molto lontano dal campo, martellamento sul lato sinistro del campo, tanta corsa, grinta e furore agonistico per spegnere anche l'ardore del pubblico, in maggioranza dalla parte dell'elvetico. Se Dimitrov ha retto alla grande e alla pari per cinque ore, pare difficile che tutto ciò possa ripetersi domani con Fedexpress, che rispetto al bulgaro ha però dalla sua una diversa varietà alla battuta e una maggiore propensione al gioco di volo. Contrasto di stili, per certi versi anche di personaggi, per una finale da sogno, che nemmeno gli organizzatori australiani avrebbero sperato di poter proporre. Una finale potenzialmente da incubo per Federer, vicinissimo al suo diciottesimo Slam, eppure così lontano.