Era l'11 settembre 2015 ed in quel di New York, una Vinci d'altri tempi sbriciolava in un sol boccone il sogno di Serena Williams; lungo un'intera carriera. Incredulità, stupore ed un amaro richiamo alla realtà dei fatti per la statunitense la quale, a distanza di un anno, fatica e non poco a rimarginare le ferite. 

"Sorry Serena, today is my day". Come si fa a non amarla? Sorriso a trentadue denti e simpatia dispensata ad ogni persona presente all'Arthur Ashe. Il back e lo slice di rovescio che sopprimono la potenza del dritto, il resto è storia.

Aveva anche meditato il ritiro la tarantina, conscia del fatto che la finale agli Us Open fosse il miglior risultato mai conseguito nella sua carriera. Eppure, a fine anno, durante la pausa, Roberta ha deciso di cavalcare l'onda della seconda giovinezza e di rinnovare il contratto con la racchetta almeno per un altro anno. A Febbraio, arriva un'altra gioia: la fredda Russia viene pervasa dall'estro, dal talento e dalla simpatia della Vinci. Batte Ivanonic in semifinale e sentenzia la Bencic in finale; San Pietroburgo si tinge di azzurro. A Marzo, però, iniziano i primi problemi fisici; Indian Wells è il teatro della resa. Avanza con autorità ed ordine al terzo turno, fin quando il tendine d'Achille inizia ad arrecarle dolore. Riesce, ad ogni modo, a superare il round of sixteen grazie al suo tennis vintage e vincente, delicato come una carezza, spietato come un uragano. Agli ottavi le si pone davanti lo stop, il dolore la sovrasta e cede al cospetto della Rybaricova avanti 6-2 2-0 prima del ritiro.

Torna ad accarezzare un evento alquanto importante nel mese di Agosto; Olimpiadi arrivo, si gioca. Prende parte a tutte e tre le specialità che Rio mette sul piatto. Esce subito in singolare, perdendo 7-5 6-4 dalla giovane russa Schmiedlova; il ritmo gara ed alcuni colpi della casa sono ancora in rodaggio, in attesa dei tempi migliori. In doppio - lei e Sara Errani - si issano fino ai quarti di finale prima di buttare al vento un match già virtualmente portato a casa. Nel doppio misto - insieme a Fabio Fognini - rimangono fatali e stregati  i quarti di finale. Non ha pace Roberta, la quale spiega che c'è un preciso motivo - già noto - sotto alle prestazioni tutt'altro che strabilianti che Rio ha portato alla luce. Il tendine bussa alla porta. Di nuovo

"Ancora non so cosa succederà nell’immediato futuro, devo decidere se andare a Cincinnati, perchè ho una tendinite che mi dà fastidio e devo capire se posso continuare a giocare oppure se è meglio andare a casa e poi tornare per gli US Open. Oppure non tornare proprio"

Roberta Vinci in conferenza stampa a seguito del match di doppio misto

Nubi nere e cariche di forse, sorvolano il cielo della campionessa, ma una netta e veloce ripresa spazza via ogni dubbio; Cincinnatti e Us Open avranno in tabellone l'azzurra, l'America attende. Tante risposte positive nell'Ohio ed un quarto di finale contro la Suarez Navarro, perso soltanto per un fisiologico calo fisico che si è trasformato in un'eccessiva fallosità. Ed ecco arrivare il tanto atteso Slam, la storia ed il tempo si fermano in petto ma le lancette continuano a muoversi; è passato un anno. I problemi fisici continuano a tormentare Roberta che però schiva le trappole ed avanza cauta e con grande freddezza fino agli ottavi, perdendo per strada un solo set (vs Witthoeft). Contro Lesia Tsurenko, la Vinci combatte due match paralleli: uno da cartello contro l'ucraina e l'altro, imprevisto, contro il famoso e pressante tendine d'Achille. Si muove a rilento Roberta, non riesce a coltivare il suo solito tennis incisivo, veloce e variegato. Sale 3-1 con il break ma viene subito accodata e ripresa dall'avversaria; si arriva al prolungamento dove il punto del 6-5 risulta decisivo. Prova di forza incredibile ed encomiabile nel secondo set, 6-2 e quarti di finale contro Angelique Kerber. Chiude gli occhi e stringe i pugni, immensa.

L'ostacolo ai quarti risulta duro e poco penetrabile, come da pronostico. Un tennis da favola - con back, volèe, demivolèe, dropshot e quant'altro - consente alla tarantina di duellare ad armi pari con la tedesca. Tre break la proiettano in paradiso, tre break la riportano sulla terra. Il quarto, decisivo, lo attua la Kerber sul 6-5, conquistando il primo parziale. Il secondo parziale è un assolo, con la N°2 Wta che lucida il dritto, fa leva sul servizio e su una ritrovata e pungente risposta. La cavalcata dell'azzurra termina qui ma quante emozioni ci hai regalato Rob!