Quando scocca la quarta ora di gioco Andy Murray ha il suo primo Gold Medal Point, non lo realizza, ma lo fa poco dopo. Quattro sono invece gli anni che sono passati da Londra 2012, da quell'oro a Wimbledon sempre di Andy Murray, che si riconferma campione olimpico a Rio de Janeiro. Quest'oro, però, è forse più significativo: è il punto esclamativo ad una stagione straordinaria per lo scozzese, che solo Robo Nole ha saputo "macchiare" con sconfitte importanti. La vittoria olimpica è la conferma che questo percorso intrapreso con Lendl da' eccome i suoi frutti; ora le partite consecutive vinte sono 18 (successi al Queen's, a Wimbledon e a Rio) e lo scozzese non sembra proprio aver intenzione di fermarsi.
Nella sua carriera, purtroppo per infortunio, si è invece fermato Juan Martin Del Potro, che quasi dopo due anni di inattività si è ripreso il palcoscenico del tennis mondiale. L'attuale numero 141 al mondo, con questo argento a Rio, è tornato molto vicino ai livelli di un tempo, quando battagliava quasi alla pari con i vari Rafa, Roger e Nole. Dopo quattro operazioni ai polsi aveva pensato addiritura di smettere, ma con grinta e carattere si è ripreso ciò che gli spettava, lottando per ritornare ai massimi livelli. Ora gioca meno il rovescio a due mani, preferisce spezzare il ritmo col back, ma il servizio ed il dritto sono rimasti micidiali. Juan mancava a tutto il tennis ed ora è un piacere rivederlo giocare alla pari con i più grandi.
Passando al match di Rio, la chiave tattica della gara Andy ce l'aveva ben chiara e lo si può vedere sin dalle prime battute: incastrare Del Potro sul suo rovescio per poi aprirsi il campo col dritto o col suo rovescio lungolinea. La partita, però, sembra iniziare senza una precisa logica: subito tre break nei primi quattro giochi. Murray quindi sale 4-1 ma viene ripreso da Del Potro sul 4-4. Un altro break ed un rovescio lungolinea saranno poi decisivi a Murray per aggiudicarsi il primo parziale. Andy da fondo campo sbaglia pochissimo, quando Delpo manovra col dritto è disposto anche a fare qualche passo indietro per allungare lo scambio il più possibile. L'argentino cerca il dritto fino anche all'esasperazione o varia in back col rovescio seguendo talvolta a rete, senza però esiti eccelsi, come nel punto che assegna a Murray il primo set.
Il secondo parziale va all'argentino che trova dalla sua una più alta percentuale di primo servizio (79%). Questo gli permette nei suoi turni di battuta di fare il gioco che predilige: servizio e botta di dritto. In apertura di secondo set Delpo brekka con un passante di rovescio. Dall'altra parte della rete un Murray un po' remissivo, anche per meriti dell'avversario che lo inchioda sulla linea di fondo con il dritto. 6-4 finisce il secondo set a favore di Del Potro.
Il terzo set scorre veloce fino al sesto gioco dove poi prenderà una discesa finale verso il suo epilogo. Sì, perchè nel sesto gioco Murray fa il break ad uno stanco Del Potro e in 36 minuti (la metà del primo set) si aggiudica il terzo parziale. E' il set in cui Del Potro accusa di più la stanchezza, le tre ore e passa con Nadal e una mancanza di condizione fisica ottimale si fanno sentire. Il body language dell'argentino parla chiaro, sguardo basso e dolorante, frizzante invece lo scozzese. Ma guai a dar per sconfitto il gigante argentino.
E' subito Murray nel quarto set a risvegliare l'animo spento di Del Potro, perchè con quattro errori il britannico regala il break all'argentino, resuscitato mentalmente ed emotivamente da un calo di tensione dell'avversario. I due, senza una logica tennistica, si sfilano e contro sfilano il servizio per tutto il set. E' questo il periodo climax della partita: l'arena del tennis si trasforma in uno stadio a tifo calcistico. La maggioranza di tifosi albicelesti cerca di spingere Del Potro verso un traguardo impensabile prima dell'inizio del torneo. Il gigante argentino è sfinito, tanto che è costretto a chiamare prima del settimo gioco il fisioterapista. Riuscendo ad andare oltre la fatica fisica e mentale, Juan Martin va a servire per il set sul 5-4, ma viene di nuovo brekkato da Murray. Le racchette sono diventate guantoni, i tennisti pugili alla dodicesima ripresa. Del Potro appoggiato alla rete esausto e Murray accasciato sulla racchetta è l'immagine della battaglia del quarto set, che alla fine va al più fresco, al più preparato, al più forte. Con un 7-5 finale Murray sale sul gradino più alto del podio e ragala alla Gran Bretagna un oro olimpico.