Un abbraccio intenso, che valica la rete e unisce due italiane a New York. "L'abbiamo fatta grossa", più o meno questo il senso. Un'immagine di enorme impatto che scioglie anche il pubblico dell'Arthur Ashe, sedotto il giorno precedente da quel concerto di simpatia e talento. Vince Flavia Pennetta in due set, 76 62, di fatto confermando l'esibizione di forza e sicurezza offerta contro la n.2 al mondo Simona Halep, esce a testa altissima Roberta Vinci, omaggiata a più riprese dagli spalti per quel tennis antico, raffinato. 

L'ultimo saluto riporta a qualche ora prima, al passo d'ingresso. Quando Flavia e Roberta sono sul limitare del terreno di gioco, rivivono momenti di una carriera lunghissima, assaporano l'attesa. La tensione è evidente, è una finale in un teatro che è storia della racchetta, ma alla tensione si accompagna il gusto della partita, del momento. New York è lavoro e sacrificio, tempra, coraggio. Donne del Sud amate nella Grande Mela, figlie d'Italia regine d'America. 

Il sorriso di Roberta Vinci è enorme nella sua spontaneità, ha di fronte un'amica con cui giocarsi l'incontro più bello. Scrosciante l'applauso che dalle tribune si riversa in campo. Non è, tecnicamente parlando, lo spettacolo più bello, perché entrambe pagano dazio all'occasione, ma è comunque gradevole la lotta, dove una, Flavia, conduce corsa di testa, dettando i ritmi del gioco, incastrando la Vinci sulla diagonale per poi cambiare con forza l'intensità dello scambio, e l'altra, Roberta, esce dall'angolo con soluzioni di classe, purissima. Break, sudato, nel quinto gioco, primi segni di allungo sul 42 Pennetta. 

Lì il ritorno della Vinci, che si contorce a ogni scambio, corre e propone quel gioco in bianco e nero, con palle tagliate, agli angoli, che schizzano sul cemento e sfiorano la superficie. Smorzate e mortifere improvvisazioni in cui Flavia si perde, da 24 a 54 Vinci. Il tie-break è la naturale soluzione e lì è ancora Pennetta, pugnetto, sguardo all'angolo, la fiamma che si accende negli occhi. 

Nel secondo, via subito Flavia, più potenza, la medesima profondità, una precisione che cresce col crescere della fiducia. La Vinci è aggrappata alla linea di fondo, sballottata un metro indietro non cade, ha un lamento d'orgoglio sullo 04, quando recupera un break e torna a spaventare la brindisina. Flavia è più forte, almeno qui a New York, ha un progetto da portare a compimento. Vincere e salutare, dopo aver abbracciato Roberta e idealmente il tennis mondiale. Un saluto doloroso, immagini scolpite nella storia della racchetta.