Colpisce lo sguardo di Flavia. Un occhio acceso, un continuo confronto con se stessa, un continuo auto-incitamento, nemmeno l'ombra del dubbio. Una corsa furibonda, un piano tattico studiato e applicato, dalla carta al campo, come se la rete non dividesse lei, Flavia, dalla n.2 al mondo, Simona Halep, qui, in semifinale, dopo aver spezzato il sogno di Lisicki e Azarenka. 

Il 61 d'apertura è perfezione stilistica e d'intenti. Profondità estrema, servizio efficace, continue variazioni. Il muro di gomma posto dalla parte opposta che rimanda una palla sempre più lenta, sempre più corta. La Halep sprinta forte ai due lati del campo - è la sua natura, straordinaria atleta in ribattuta - ma non riesce a leggere il gioco naturale della Pennetta. Variazioni che imbrattano il tennis della romena. 

Impossibile pensare a una resa incondizionata. La passività del primo set si spegne all'alba del secondo. L'errore si tramuta in vincente e Simona Halep inizia a sentire la partita, è il momento che divide l'impresa dal possibile capitombolo. La Pennetta perde la battuta, a zero, soffre, alza la palla, vede arrivare fendenti terrificanti e intuisce dai rantoli della Halep che la contesa è effettivamente iniziata. 3-1 per la n.2 con un pugno che annuncia tempesta e l'Arthur Ashe osserva, incuriosito. 

Il ritorno della Pennetta ha del clamoroso, se non altro per le proporzioni. Incessanti cambi di ritmo, spaventose accelerazioni sulla diagonale di rovescio. Flavia dirige e sceglie quando imprimere più forza, di fatto aprendo il campo per poi chiudere comodamente con un passo avanti. Attacco e difesa, parata e risposta. Quando la Halep prova ad assumersi un rischio, ecco la difesa dell'azzurra. Il settimo gioco del secondo set è un insieme di classe e ferocia, spirito e sacrificio. Contro smorzata ad annullare la Halep, un altro break, punti interrogativi che stritolano il braccio della romena. 

La Halep aggiorna il tabellino dei gratuiti, 22 per il 5-3 Pennetta, si avvicina il capolavoro, ma non c'è segno di emozione, nell'aria l'attesa, in campo battaglia, ormai non più ad armi pari. Dritto della Halep lungolinea, fendente che schizza sulla riga di Flavia, è il secondo match point, è quello che porta Flavia nella nobiltà della racchetta, in finale all'Open degli Stati Uniti. Il volto si apre, l'estrema concentrazione lascia posto a un sorriso sincero, bellissimo. Azzurro, azzurro vivo sul cemento americano.