Richard Gasquet non è più un giovane imberbe di smisurato talento, oggi è un uomo nel pieno dell'attività tennistica. Con la racchetta, Gasquet, ha un rapporto di perfetta simbiosi, sa fare tutto, semplicemente. Ha nel rovescio l'esibizione massima della sua classe, perché quel colpo è fin dalla fase di preparazione naturale, esprime un'eleganza assoluta. Quando può colpire con il rovescio, Gasquet strappa sempre un cenno di approvazione, perché chi osserva sente come un senso di piacere nell'ammirare quell'attimo di bellezza.
Eppure non vince. Gasquet è un perdente di successo. Quando al sorteggio scorri rapidamente la sequenza di nomi, in tornei di maggior o minor importanza, istintivamente, se ami l'estetica, ti soffermi su Gasquet. "Con chi gioca Richard?". Sai, nel tuo intimo, che la delusione è alle porte, se non nei primi turni, perlomeno a metà percorso, quando lo scoglio da superare ha sembianze più imponenti.
Gasquet soffre l'avversario, il momento, la platea. A un passo dal successo, assapora l'amaro calice della pressione. Giù, Gasquet. Da ragazzo d'oro a tennista qualunque, mentre la Francia cova nuovi miti, alla Monfils, e dimentica il talento puro, quello che illumina gli occhi e fa battere il cuore.
Prendere o lasciare. Non è il caso, è Gasquet. A Wimbledon, in semifinale, anni fa. Contro Federer, la bellezza. Poi, piano piano, un passo indietro, apparizioni saltuarie, qualche acciacco, un lento ritorno nel guscio, lontano dalle luci, dalla ribalta. Gasquet lascia il successo, abbraccia l'anonimato. Lì, lontano da tutti, non deve fare i conti con la sua classe, può giocare, perdere e salutare.
"Ma come fa, con quel talento, a non vincere?". Quante volte, Gasquet, al cospetto di questi mormorii, sceglie di fuggire, lontano. Il tennis riserva però una seconda opportunità, soprattutto a figli prediletti, e Gasquet, del tennis, è un predestinato. A Wimbledon, a chiudere il cerchio, nei quarti dell'edizione corrente, Richard sfida Wawrinka, il tennista del momento, il campione del Roland Garros.
Vince il primo set Gasquet, ecco il talento. Dilapida tutto, ecco Gasquet. La partita però vive di momenti e Gasquet porta in volto una luce nuova. "Ma è Gasquet? Guarda come spinge!". Si è Gasquet, attacca, disegna il campo, sorprende Wawrinka, con geniali creazioni. Palle lavorate, tagli, palla corta e passante, voilà, Gasquet!. Si presenta, nel quinto set, a servire per la partita. No, c'è Wawrinka, non Gasquet. L'indice a indicare la tempia, è una questione di testa dice Wawrinka, la testa, tarlo di Richard. Si gioca sul servizio, a lungo. 11-9, Gasquet!! Un attimo di silenzio, poi l'esplosione, Gasquet rimbalza all'indietro, vola a terra, a contatto col verde di Londra, poi quasi si scusa con Stan. Gasquet, il talento non ha paura.