Roger Federer e Novak Djokovic "rientrano" in campo per il quarto parziale. Sul Campo Centrale, splende un sole caldo, il bianco delle nubi completa la scena, garantendo in cielo uno spettacolo pari a quello fornito in campo dai protagonisti. Il richiamo del giudice di sedia porta i due a dirigersi con passo calmo verso la rispettiva zona. Il punteggio sorride a Djokovic, due set a uno, da poco si è consumato un tie-break all'apparenza decisivo, con Federer, straordinario al servizio, messo giù da Nole. Le due ore sono scoccate da tempo, il volto di Federer mostra i primi bagliori di stanchezza, il sudore riga il viso dello svizzero, che si sposta, con la mano, i capelli, mentre cerca con lo sguardo il rivale.

Siamo a un punto di svolta, Federer sente di avere un'occasione sola per ribaltare la partita, può essere l'ultima volta a Wimbledon, nel suo campo. Nella mente scorrono i pensieri, le vittorie, le sconfitte, mentre il "sentiero" conduce alla linea di fondo. Nei primi 36 turni di servizio, un solo break, per Djokovic, nel corso del secondo set, per il resto un concerto di prime e potenza, classe e regia dell'uomo in battuta.

Il quarto parziale non sembra distanziarsi, per logica, dai precedenti, chi batte accelera, chi si difende rincorre. I primi tre giochi vedono Federer e Djokovic scambiarsi schiaffi e vincenti, in nome del servizio. 2-1 Nole, al cambio di campo.

Il pubblico partecipa, spinge Federer, perché siamo a Wimbledon e perché è evidente lo stato del campione, costretto a sfidare su un territorio impari il rivale. Djokovic è indomabile, scheggia impazzita ai due lati del campo, è un muro, ribatte ogni cosa con più forza, non sembra avere punti deboli. Gli applausi ritmati sostengono Roger, il re in cerca di corona, ma non condannano Djokovic, il più forte.

Federer apre male, doppio fallo. Rovescio Djokovic 0-30, altro rovescio 0-40. Le gambe di Federer sembrano lente, arriva Federer sulla palla, ma non ha la forza per giocarla. Tre palle break consecutive, poi la ribellione, si alza la polvera bianca, Federer spolvera la riga di fondo, parità. Non basta, quarta occasione, Federer non si fida del rovescio, si allarga, spara di dritto, fuori. 3-1, Djokovic allunga, la partita sembra al tramonto.

La magia nel tennis si manifesta sotto varie forme. Spesso le finali tradiscono le attese, la tensione toglie qualità, la pressione travolge i protagonisti, si assiste, con frequenza, a uno spettacolo di nervi, non di tennis. Non è il caso di Djokovic e Federer, il primo vive sulla consapevolezza di essere il migliore, il secondo cavalca l'onda dell'ultimo ballo, gioca a briglie sciolte, all'attacco. Si può perdere, ma lottando.

Djokovic si ferma, dopo l'ultimo punto del quarto gioco, volge le spalle a Federer, osserva il pubblico, l'angolo, il pugno è fermo, in alto, due respiri profondi, l'occhio acceso. Federer si porta invece al suo "angolo", alla sua seduta.

Dritto sulla riga, difesa surreale, 0-30, volata a rete, d'azzardo, due difese di talento, poi la chiusura, un gancio alla sconfitta, un montante al risultato, la ribellione di Federer. William e Kate apprezzano, i reali applaudono il re. C'è tutta la nobiltà inglese ad assistere all'evento, attori, calciatori, celebrità diffuse, nessuno vuol perdersi l'appuntamento. Djokovic deve fronteggiare due palle break, Federer aggredisce in risposta, dritto incrociato, è break! Il balzo a piedi uniti di Federer, accompagnato da pugnetto e urlo. Il Centrale "culla" Federer, i presenti sentono il profumo della partita. Djokovic scalcia sedia e asciugamano, nervoso. Orgoglio e cuore, Federer è in scia.

Federer gioca d'impatto anche i primi punti del sesto gioco, è la linea lunga del game precedente, tutto risulta facile, una volèe clamorosa porta al 30-15. Djokovic però si illumina improvvisamente, disegna un passante che spezza l'attacco di Roger. Il rovescio dello svizzero è errato, è di nuovo palla break. Recupero difficile, corsa pesante, 4-2, terzo break consecutivo, il secondo per Nole, impressionante.

Le emozioni volano dal campo agli spalti, si assiste in silenzio, come a una cerimonia religiosa, mani conserte in segno di preghiera, fino al boato, per l'uno o per l'altro, al momento del punto. Una domanda scorre lungo le tribune, può Federer rinascere ancora, può recuperare un altro break a questo Djokovic?

Il settimo game sembra deporre a favore di Djokovic. Il primo punto è estenuante, 21 colpi, a tutto braccio, Federer si gioca quel che ha, accelerando in continuazione e Djokovic risponde, sempre. L'ultimo rovescio di Federer, in corridoio, è un segno di resa, l'evidente volontà di uscire dallo scambio. Non molla Federer, avanza per accorciare l'agonia. A rete coglie il punto n.30, è 15-30, ha una chance. Il dritto, il colpo migliore, tradisce Federer, Djokovic sale letteralmente sullo scambio, immobile, a rete, esulta, Federer è a terra, dopo una rincorsa vana. Ace, 5-2. Titoli di coda vicini.

Il turno successivo al servizio scorre via rapido, Federer controlla, mette punti in sicurezza, Djokovic sembra rifiatare, prima dell'ultima corsa. Minuti, brevi, di transizione, scende per un attimo il ritmo, folle fino a questo punto, è la quiete che precede la tempesta.

Nole chiama la pallina, sceglie con cura, un'occhiata a Federer e prima. Un gran servizio, ma Federer risponde e Djokovic sbaglia il dritto. 0-15, poi 0-30, perché Federer accelera e il colpo di Djoko termina in rete. Il servizio soccorre Nole, 30-30. 30-40, frustata di Federer, di rovescio, lungolinea. Nel momento più difficile, la soluzione più difficile. Palla break. Momento Federer, altro rovescio, Djokovic arriva, ma scivola, perde la racchetta, va a contatto con l'erba, Federer guizza via, mette il dritto, 5-4. Magnifico.

Resta da completare la rimonta, al servizio. Federer conosce Djokovic e attende una risposta del serbo, si presenta quindi attento in battuta. Un passante, l'ennesimo, infilza Roger, che subito si riprende, portandosi sul 30-15, con una soluzione di taglio che induce in errore Nole. Si gioca ormai di controbalzo, ogni colpo è al limite, è una guerra, nessuno vuole arretrare di un passo, il rovescio di Federer è in rete, Djokovic ribalta il game, è match point. Ace, il falco certifica la bontà della prima. Altro ace. Djokovic non si arrende, prima e contropiede, nuovo vantaggio Federer, prima e chiusura, 5-5.

Djokovic, questa volta, palesa un tratto di umanità. Doppio fallo, 0-30, fuori misura il rovescio, 0-40. Col servizio riapre il game, seconda sulla riga, 30-40. Federer non può permettersi il lusso di far rientrare Nole, deve chiudere qui. Fucilata di dritto, 6-5, apoteosi. In piedi il Centrale, Federer è davanti, è il quarto gioco consecutivo.

Il dodicesimo game vive di meno equilibrio. Djokovic trova il primo 15, ma Federer è ormai convinto di avere l'inerzia del set. Disegna il campo col dritto, 30-15, prima e dritto sporco, 40-15, due set point. Prima e dritto, 7-5.

Djokovic alzerà poi il trofeo, a Federer l'onore di aver regalato a Wimbledon e al tennis una pagina di storia.