Roger Federer entra in campo, accarezza il verde del Centre Court, un applauso accompagna il campione, in direzione del suo "angolo". L'incedere è tranquillo, l'eleganza si manifesta nei piccoli gesti. Federer sembra un Dio, emana sicurezza, controllo. Un leggero sorriso colora il volto, un cenno della mano ringrazia per l'accoglienza. Il Centre Court si concede al giocatore più forte.
Wimbledon è qualcosa di diverso, è un torneo a sè stante, che si cala nel circuito ai primi di luglio e pone una sorta di intermezzo alla frenetica stagione della racchetta. Quando si spalancano le porte del Centre Court e dell'intero impianto inglese, una sensazione di calma assoluta coglie lo spettatore. Un'oasi verde ti spinge a fare un passo e di colpo ti trovi al cospetto di qualcosa di nuovo. Wimbledon è eternità e bellezza, in ogni sua forma. Rituali antichi, momenti di quiete, il tennis è qui un'esperienza religiosa e chi segue il tennis cerca qualcosa, qualcuno a cui affidare questa testimonianza.
La cornice è perfetta, ma il quadro, all'interno, deve essere completato. I nobili inglesi si fondono con gli appassionati, anche uno spettatore alle prime armi quando incrocia Wimbledon si ferma, per rispetto, e si inchina alla grandezza. C'è quindi una sorta di comunione d'intenti, se si sceglie di seguire Wimbledon, lo si fa nel modo corretto. Qui, non c'è traccia di urla, schiamazzi, gesti sconsiderati, qui tutto è controllo e ammirazione.
Roger Federer, quando varca il cancello di Wimbledon, in un abito bianco, surreale nella sua regalità, è l'esemplificazione del sublime incanto del luogo. Federer è il quadro che rende grande la cornice, Wimbledon è la cornice che nobilita il quadro. Ogni movimento di Federer è poesia e l'erba di Wimbledon porta la poesia all'immortalità. Quando Roger scende a rete è un flusso veloce, armonioso, il gesto della volèe, nobile e dimenticato, è arte, interpretazione antica di uno sport superiore.
Non c'è esagerazione in Federer, l'emozione è misurata, la gioia è, come il dolore, sensazione intima, da affrontare in un colloquio interiore, il pubblico si accorge del tuo stato, "sente" il tuo intimo disagio, ma non entra di forza nel tuo "io".
Il rapporto tra Federer e Wimbledon è per questo perfetto, perché l'essenza di Wimbledon è in Federer e Federer sente a Wimbledon di poter essere Federer, in ogni gesto, in ogni attimo.