Stanislas Wawrinka vince il primo Slam di una carriera lunga, spesso spezzata a un passo dal sogno. Rompe il monopolio dei grandi del tennis. Batte Djokovic prima e Nadal poi. Rischia, immerso nel vortice della pressione, di rimettere Rafa in un match già concluso. Sente il peso della gloria, ma per una volta resiste. Gioca a tratti un tennis superbo, disegna traiettorie regali, vendicando il maestro Federer, estromesso dal mancino di Manacor in semifinale. Eppure mentre Stan alza la Coppa, l'attenzione volge a Nadal. Un Nadal stanco, distrutto dalle vesciche, impressionanti, che ne condizionano il gioco e ne incrinano le certezze. "Sono rimasto in campo perché Wawrinka lo meritava". Forti dolori alla schiena, l'impossibilità quasi di muoversi, di colorare le linee dure di Melbourne con frenate e ripartenze al limite. Il pubblico osanna Stan e applaude Rafa. Ma è dagli studi di Eurosport France che arriva la doccia fredda che fa storcere il naso al Mondo della racchetta.
Olivier Rochus, ex tennista belga, di qualità ordinarie, non certo un top, attacca ancora una volta Nadal, lanciando accuse, poco celate, di possibili pratiche illecite "Nadal è un bluff, quando è rientrato dagli spogliatoi sembrava che non potesse camminare, poi nel terzo set riusciva a correre e a essere presente nel match. Ha lasciato il campo per sottoporsi a delle iniezioni".
Accuse pesanti, soprattutto perché prive di un impianto probatorio solido. Alla luce dei fatti un affondo privo della giusta attendibilità, che suscita sdegno tra tifosi e addetti ai lavori. La fisicità di Nadal è da sempre sotto la lente d'ingrandimento, per la straordinaria capacità dello spagnolo di arrivare ovunque. Figlio del lavoro, esempio di ferrea volontà, Rafa ha costruito i suoi successi sulla voglia indomabile di prevalere. Voglia esemplificata sul campo da recuperi senza eguali. Da qui al doping la strada è lunga e non necessariamente connessa.