E con questa fanno cinque. Cinque, come le volte che Serena Williams è stata eletta miglior giocatrice dell'anno dalla WTA. Non poteva essere altrimenti. Settantatré vittorie a fronte di sole quattro sconfitte, 11 titoli stagionali (fra cui il Championship di Istanbul e i tornei Premier di Roma, Madrid e Toronto solo per fare alcuni esempi), di cui due dello slam: Parigi - dove è tornata regina a distanza di dodici anni dall'unico precedente successo- e New York. Questo è quanto messo in cascina da Serenator durante la magica stagione 2013.
La nomina a best player of the yera arriavata nel giorno del settantesimo compleanno di un’icona del tennis in rosa, Billie Jean King. Un'occasione speciale per un riconoscimento speciale, quello di miglior giocatrice dell'anno. Non poteva chiedere di meglio la pantera di Compton, che mette così la classica e abusata ciliegina su una torta ad altissimo tasso calorico.
Per le avversarie giusto le briciole: solo Vika Azarenka (in due occasioni), Sloane Stephens e Sabine Lisicki possono raccontare di aver portato a casa lo scalpo della Williams in questa stagione. La bielorussa è stata la più fiera avversaria di Serena, perchè oltre ad averla battuta, l'ha spesso messa in difficoltà e costretta agli straordinari. Come agli Us Open, nell'atto finale, dove con grande cuore ha saputo rimettere in piedi una partita che sembrava già persa, prima di crollare nel terzo set. Sabine Lisicki ha trovato la giornata giusta e ha messo ko l'americana in un vero e proprio match di pugilato, nel corso di un torneo che passerà probabilmente alla storia come the craziest Wimbledon ever. Sloane Stephens, vincitrice di Serena agli Australian Open, è stata brava ad approfittare di una Williams non al top della forma e con qualche acciacco.
Fatte queste eccezioni, tutte le altre ragazze han dovuto soccombere e inchinarsi alla legge della più forte: dalla bella Masha - schiantata in finale sulla terra rossa di Parigi - passando per Aga Radwanska, per arrivare anche alla nostra Sara Errani, che nella semifinale parigina ha strappato solo un game all'avversaria, esultando come se avesse vinto il Roland Garros. Stessa sorte è toccata anche a Petra Kvitova e Li Na, che a Istanbul ha giusto fatto il solletico a Serenona strappandole un set prima di finire centrifugata nel terzo, decisivo, parziale.
I WTA Awards hanno però regalato gioie anche all'italia: Sara Errani e Roberta Vinci hanno infatti vinto per la seconda volta di fila il premio per la miglior coppia dell'anno. Spicca la vittoria all'Australian Open, ma da aprile in poi la casella vittorie è rimasta inchiodata allo zero, sebbene siano comunque arrivate in finale a Roma, Parigi e Pechino. La vera vittoria di quest'anno però è, per le due Chichi's, quella sulle malelingue, sulle notizie false di un litigio che avrebbe incrinato i rapporti fra la due a e addirittura portato Sara e Roberta a un passo dalla clamorosa scissione della coppia d'oro del tennis azzurro.
Premi anche per Simona Halep, Eugenie Bouchard e Alisa Kleybanova. La romena è stata eletta come la sorpresa dell'anno: vincitrice di sei titoli in stagione, fra cui il Masters B di Sofia, Simona è pronta a bussare alle porte delle migliori dieci al mondo, come han fatto anni addietro due sue illustri connazionali Virginia Ruzici (nel 1979 issatasi fino al numero 8) e Irina Spirlea, che nel 1997 arrivò fino alla numero 7. Davvero una bella storia quella di Simona Halep, fino a qualche anno fa attrazione solo per via delle prosperose forme del seno, che le han creato più imbarazzi che benefici, soprattutto se di mestiere fai la tennista: risolto il problema con un intervento chirurgico, Simona ha potuto concentrarsi solo sul gioco e i fatti le han dato ragione.
A proposito di belle storie, merita di essere raccontata quella di Alisa Kleybanova, che ha vinto il premio per il miglior ritorno dell'anno: colpita nel 2011 dal linfoma di Hodgkin, la 24enne russa è tornata a giocare dopo aver messo ko la malattia, ripartendo dai tornei ITF dove ha vinto 14 partite, a cui se ne aggiungono quattro nel circuito WTA distribuite fra Toronto, Cincinnati, New York e Mosca: risultati che le han fatto concludere la stagione al posto numero 186 del ranking WTA e le hanno permesso di rappresentare la Russia nella finale di Fed Cup persa dall'italia. La sua esibizione non è stata fortunata, ma la sua vittoria più importante l'aveva ottenuta sconfiggendo la malattia. "Avversarie" della Klybanova in questa speciale categoria, Flavia Pennetta e Andrea Petkovic.
La brindisina è risorta dalle ceneri di un lungo infortunio, coronando la sua favola con la semifinale degli Us Open, dove ha ceduto al cospetto di Vika Azarenka. Da applausi anche la tedesca: una serie di rogne inanellate in serie l'avevano tolta di mezzo per tutta la scorsa stagione e l'avevano spinta a un passo dal ritiro. La schiena dolorante, la caviglia in pezzi proprio nel giorno del ritorno sui campi, proprio in casa sua a Stoccarda. E ancora, il menisco a inizio stagione. Il pensiero del ritiro ma anche la voglia, più forte di tutto, di tornare in alto, fra le prime dieci del mondo dove Andrea c'è stata e con pieno merito. E poi, diciamolo, un personaggio come il suo fa solo bene al circuito: Petko Phoenix è tornata, guerriera più di prima, come ha dimostrato nei tornei asiatici dove ha sempre giocato partite - maratona, combattute punto a punto, portando a casa la pelle dell'avversaria o vendendo carissima la propria
Va infine a Eugenie Bouchard il premio rivelazione 2013: la canadese, che ha iniziato la stagione alla posizione 144 del ranking, ha scalato posizioni su posizioni fino ad attestarsi alla numero 32. Niente male per una ragazzina di diciotto anni alla sua prima stagione vera fra le grandi del tennis, dove ha centrato per ben quattro volte i quarti di finale (spiccano i Premier di Charleston e Tokyo), due volte le semifinali e la finale di Osaka poi persa dalla Stosur. Giovane, dotata di buoni colpi e, il che non guasta mai, molto ma molto carina: Eugenie ha davvero tutti gli ingredienti per diventare una stellina dei campi da tennis. Sarà il 2014 l'anno della sua definitiva esplosione?