Il ruggito del Campione, quello con C maiuscola e in grassetto. Quello che ancora non vuole arrendersi al tennis muscolare dei Nadal e dei Djokovic, agli acciacchi della schiena e al passare del tempo, ma soprattutto alle bordate del suo avversario odierno, Juan Martin Del Potro. Tutto questo è stato oggi Roger Federer.
Gode la Svizzera, che per la prima volta nelal storia piazza due atleti in semifinale al Master di fine anno; ruggisce il palazzetto, che sembra la sede di una finale di Coppa Davis fra Svizzera e resto del mondo; Mirka in Federer altalena dalla gioia - espressa in modo molto svizzero- alla depressione, specchio riflettente di quello che il consorte combina sul campo.
Basta osservare lei e capisci subito come succede in campo: e succede che va in scena una partita bellissima, ricca di colpi di scena e di pathos. Mai banali nelle loro esibizioni Palito e Roger Express, che le se le danno di santa ragione dal primo all'ultimo punto. La spunta lo svizzero in due ore e mezza, finisce 4-6, 7-6, 7-5. Roger ora è pronto per rinverdire un'altra tradizionale sfida degli ultimi anni, quella contro Rafa Nadal.
Il cuore, la garra per dirla all'argentina: e visto che in campo c'è un argentino, ti aspetteresti che sia Del Potro a farne abbondante uso. Del resto, Palito non è certo uno che si tira indietro quando il gioco si fa duro. Ma oggi, in una O2 Arena straripante come al solito di pubblico - anche parecchio indisciplinato e richiamato più volte dal giudice di sedia per l'utilizzo del flash al momento delle fotografie - a vestirsi da Del Potro è stato Federer. Un Federer generoso e guerriero, bravo a prendere per i capelli una partita che già nel primo set si era messa a dirgli decisamente male: primo game e subito break Del Potro, con l'argentino che poi si issa fino al 5-1 e due break di vantaggio. Un disastro il secondo turno di servizio perso dallo svizzero, che si è fatto rimontare dal 40-0. Ma quando tutto sempre irrimediabilmente perso, ecco la scossa, con Roger che risale fino al 5-4 prima che Del Potro riesca a chiudere il primo set dopo 41 minuti.
Secondo set e stesso copione: passaggio a vuoto di Roger che si trova sotto di un break già al terzo game e inizia decisamente a innervorsirsi: mai visto lo svizzero imprecare in questo modo contro sè stesso. Buon per lui che dall'altra parte Del Potro comincia a calare vistosamente il rendimento del gioco, fino al break ceduto con doppio fallo conclusivo. E' la svolta, la scarica elettrica che serviva a rianimare Federer, che macina 12 punti di fila di fronte al nulla dell'argentino fino al sorpasso operato al settimo game. Da lì è equilibrio più assoluto, che si spezza solo nel tie-break: Roger lo vince 7-2 e impatta nel conto set, per la gioia debordante della torcida rossocrociata.
La contesa, ormai diventata una questione psicologica, si decide al terzo set: parte a razzo Del Potro, che si invola sul 3-0. Ma ancora una volta è incredibile come l'argentino riesca a vanificare il grande vantaggio acquisito, ma soprattutto è incredibile come Roger riesca a reagire nel momento in cui tutto sembra andare definitivamente perduto: in men che non si dica è 3-3, poi al decimo game il break decisivo. E così si arriva al game decisivo: Roger serve per il match, Del Potro per allungarlo al tie-break. Ci va vicino, conquistando la palla del controbreak, ma lo svizzero annulla e poi piazza la stoccata finale che lo proietta dritto dritto sulla strada di Rafa Nadal. Per portare a pascolare il cagnolino e accompagnare la gemelline a scuola, ci sarà tempo più avanti, Roger appartiene ancora al Mondo della Racchetta.