Due indizi, una quasi certezza. Il Federer in campo a Flushing Meadows è un ottimo Federer. Come se d'improvviso la luce fosse tornata a brillare negli occhi del campione. A Cincinnati, spalle al muro con Haas, ancor più nel match giocato alla pari con Nadal, ha capito di avere una chance. Sconfitti i problemi alla schiena, superati i dubbi di una condizione fisica precaria, è riapparso Roger. L'Us Open ha accolto con piacere il ritorno del re. Zemlja e Berlocq non sono test probanti, ma bastano per confermare l'avvento del Federer che fu. Il malcapitato argentino assiste impotente a un'esibizione tennistica di rara eleganza. Subisce il primo break al quarto gioco, reagisce estrapolando dal cilindro quattro o cinque rovesci impensabili, ma non può nulla di fronte all'uomo di Basilea. Il maestro bastona l'allievo. Una lezione di dritto, servizio, volèe. Il Federer che si presenta a rete mostra, in una serie di tocchi di volo mai banali, un tennis antico, quasi sommerso dalla prepotente ascesa dei giganti di oggi. Un pittore che dipinge una tela dalle mille sfaccettature.

 

Dal 6-3 del primo set, al 6-2 del secondo, con un solo passaggio a vuoto all'inizio del secondo parziale, quando, per eccessiva fretta, consegna la battuta a Carlos Alberto. Tra una smorzata, passeggiando tranquillamente all'indietro, e un'accelerazione di rovescio che suscita un “oh” di meraviglia, scorre via la partita. O meglio la non partita. I presenti apprezzano ugualmente. Non c'è gara, ma c'è Federer. E questo per il torneo, per il tennis, conta molto di più. Federer si allena, pensando a Nadal. Conscio di non poter sostenere battaglie laboriose, infinite, da fondo campo, accorcia lo scambio. Uno-due sempre, per mettere pressione e risparmiare energie. Soluzioni rischiose, al limite. Invenzioni, degne di un genio.

 

Non cambia lo spartito nel set conclusivo. Il dominio di Federer e la frustazione di Berlocq. La consapevole impotenza del sudamericano, costretto, giocoforza, ad ammirare il suo avversario. Un veloce 4-0, prima del game d'orgoglio del tennista di Chascomùs. Il 6-1 finale è sigillato dal dritto dell'ex n.1 e da un gratuito di un Berlocq, pronto da tempo ad abbandonare il cemento americano.