Fernando Verdasco, mancino spagnolo, fisico e volto da attore drammatico di telenovelas, non si sarebbe mai aspettato di concedersi una passerella così importante come i quarti a Wimbledon, in un periodo in cui sportivamente era in declino. Erano tre anni che non rientrava nei magnifici 8 in uno Slam. Eppure eccolo lì, sul Campo Centrale gremito e rumoroso oltremodo, tessere il suo onesto gioco con il suo dritto. Andy Murray, da anni additato come vincitore di questo Slam, va in netta difficoltà tattica e mentale, non riesce a contrastare gli attacchi dell'iberico e sembra pronto ad alzare bandiera bianca come hanno già fatto alcuni protagonisti di questo pazzo Slam. Ma per la gioia di Sir Alex Ferguson, presente per sostenere il ragazzo prodigio di Glasgow (tra concittadini ci si intende) il lieto fine ci sarà e con esso la rimonta.
LA PARTITA - I precedenti parlano chiaro: 8 vittorie Murray, due di Verdasco. Una di queste ottenuta in un Australian Open datato 2009. Dati che non sembrano incutere timore allo scozzese, pronto ad aggiudicarsi almeno la finale dalla parte del suo tabellone dopo il crollo dei grandi favoriti Nadal e Federer. La prima fase di studio vede i due tennisti concentrarsi e servire in maniera egregia, Verdasco sbaglia qualcosina nello scambio ma resiste senza paura ad una palla break, mentre Murray concede poco e nulla all'iberico. La trama del match è abbastanza chiara: lo scozzese gioca sul rovescio dello spagnolo che cerca sempre di girarsi ed uncinare la palla con il suo tremendo ed efficace dritto. Solo un crollo mentale di uno dei due contendenti potrebbe evitare il tie-break nel primo set, che si staglia quasi certo, ormai. Ed invece, Murray, incredibilmente tradisce se stesso e il pubblico britannico occorso in massa: le prime avvisaglie c'erano già state nel game precedente dove Verdasco era salito fino al 00-30 ma tutto era stato prontamente vanificato. Nel decimo game (con Verdasco che conduce 5 giochi a 4) l'atleta di Glasgow sparisce dal match, concede spazio alle incursioni offensive dell'iberico e nel momento di massima pressione (30-40 palla break Spagna) si sfilaccia concedendo il doppio fallo più sanguinoso del suo torneo! Verdasco ringrazia e vola 1 set a 0. Il secondo set vede la rimonta del britannico che scaccia via gli incubi e la pressione piazzando immediatamente il break. Lo conferma tenendo a quindici il game. Tutto sembra mettersi sui binari della normalità. Il doppio fallo che ha deciso il primo set? Un peccato di gioventù. Il processo di maturità dello scozzese però termina all'improvviso, Verdasco, con bravura, umiltà e fortuna riemerge dalle sabbie mobili in cui era stato spinto dallo scozzese: bravura nel giocare divinamente il dritto e mettere alle corde Murray, una furia più boxistica che tennistica, annullare tre palle break mentre serviva per il secondo set, creare confusione nella mente dell'avversario, ormai prossimo alla resa; umiltà nel non farsi intimidire da un pubblico ebbro del suo paladino, pronto a tifarlo in maniera non tanto British; fortuna quando, una volta ottenuto il break della parità (3-3), ne ottiene un altro poco dopo (5-3) con l'aiuto enorme del nastro, per una volta benevolo.
Non si fa controbrekkare, al momento di servire per la seconda frazione, annullando le tre palle break che potevano rimettere in carreggiata Murray. 6-3. 2 set a 0 Spagna.
Nel terzo set Verdasco si "riposa" letteralmente, pigro, non morde con il dritto e incomincia a far rialzare la testa all'avversario: Murray crede che la rimonta sia possibile. Anziché stecchirlo, Verdasco, da provetto boy-scout raccoglie da terra il passerotto ferito Murray, lo coccola, gli da ristoro e gli permette di spiccare il volo. In pochi istanti, il 6-1 di Murray riempe il tabellone elettronico e il cuore del pubblico sul Central Court.
Lo spagnolo si rende conto dell'occasione che ha sciupato, con un po' di impegno in più poteva sotterrare lo scozzese una volta per tutte. Ad inizio terzo set, infatti, il tennista di Glasgow, era messo male psicologicamente, ed invece il set vinto in maniera veloce e meritata rinsalda le ambizioni della folla che assiepa il Centrale e la sua mente. Murray non gioca da solo, gioca per il suo paese, per il suo pubblico, si traveste da Nadal e ributta ogni dritto vincente di Verdasco che, invano, cerca di spostarlo da una parte e l'altra del campo. Murray si tuffa in maniera spettacolare sull'erba, sintomo che ci crede, sintomo che non venderà cara la pelle. La difesa è il miglior attacco, affermano gli allenatori di calcio. La difesa di Murray è migliore degli attacchi di Verdasco che non può far altro che eclissarsi e concedere il break. Murray non trema. Il match è in perfetta parità: 2 a 2.
Il copione si rispecchia anche nel quinto e decisivo set, dove la tensione si taglia a fette, Murray evita di attaccare, aspetta Verdasco che disperatamente cerca di sbrogliare la matassa con il suo dritto che gli ha dato onore e vincenti in questo match. Pochissimi i punti concessi in risposta. I due tennisti costruiscono un mattone dopo l'altro, servizio dopo servizio la fine di questo cortometraggio (i lungometraggi lasciamoli ad Isner e Mahut). Verdasco sembra non averne più fisicamente. Spara le seconde come fossero prime. La sua speranza è quella di inviare un messaggio minatorio a Murray "non ho più gamba,ma non mollo" il quale, recepisce e spedisce al mittente. Sa di averne di più sia sul lato fisico che mentale. Deve giocare da campione su pochi punti. Deve mettere il turbo quando serve. Deve sorpassare al momento giusto e non in curva con un tir che viene incontro. Eccolo lo spiraglio, tanto invocato. Eccola la palla break. Lo scozzese l'effettua. In battuta non trema, arriva 40-00 e chiude. Una sofferenza di 3 ore e 30 minuti. Ed ora altri due piccoli passaggi. Sognando Wimbledon.
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