É vero Djokovic. Wimbledon, l'erba e il teatro più bello. La cornice giusta per tornare il “famelico” campione in cerca del trono più ambito. Nell'anno delle sorprese arriva la conferma più attesa. Nole c'è e con idee bellicose. Vuol tornare a vincere qui, dopo un Roland Garros solo sfiorato. Vuol confermare la leadership mondiale. Doma Berdych, in un match deciso al tie-break del primo set, dopo un'ora di tennis artistico. Un solo passaggio a vuoto, di breve durata, all'inizio del secondo parziale, prima di riprendere le redini dell'incontro. Una sensazione di onnipotenza, laddove invece il ceco mostra i soliti limiti di una carriera spesso appassita sul più bello. Ha tutto meno l'attimo Thomas. Il colpo decisivo. Accade così che nel momento cruciale scompaia, come sotto il peso di una pressione in grado di soverchiare le sue possenti spalle. Accade così che un comodo dritto, in altre circostanze naturale, diventi di colpo impervio e si adagi in rete, lanciando la corsa di Djokovic. A un passo dal sogno si ferma Berdych. A un passo dal titolo sogna Djokovic.

 

Mentre sul Centre Court alberga la sfida “incerottata” tra Ferrer e Del Potro, il campo n.1 accoglie il quarto di maggior prestigio. Novak Djokovic affronta Thomas Berdych per la sedicesima volta. Non ingannino però i precedenti decisamente a favore del serbo (13-2). Il ceco è giocatore da prendere con le molle. Potenzialmente completo. Potenza e tecnica, in un repertorio basato su servizio e dritto. L'erba è la casa naturale di Thomas, cigno sempre più concreto, alla ricerca del pass per sedersi al tavolo dei fab four. Nole lo sa, ha visto al Foro, in quel quarto a tratti dominato e poi perso, cosa vuol dire incontrare Berdych in giornata. Il serbo uscito sconfitto dall'incantata Parigi, "sbranato" dal leone Rafa, alle porte della gloria, ha imparato dai propri errori e vuol domare il verde londinese, ancor più dopo gli imprevisti passi falsi del vecchio Roger e dell'acciaccato Nadal.

 

É la sfida tra la potenza di Berdych e l'incredibile capacità difensiva di Djokovic. Un colpo in più. Sempre. Giocare col serbo significa dover sudare per ogni punto, per ogni maledetto quindici. La sfida tutta classe con Haas negli ottavi lascia quindi il posto a una battaglia di colpi proibiti, allunghi, sforzi, angoli perfetti. E il pubblico apprezza uno spettacolo meraviglioso. Il primo set dura più di un'ora, dominato dal n.1 del mondo per larghi tratti, ma conquistato solo al tie-break. Il ceco si affida al servizio. La prima come conditio sine qua non per restare aggrappati alla partita. Appena cala, il serbo entra nel campo e punisce. Risposte di una profondità ingiocabile, contorsioni, elasticità. Tutto questo è Djokovic. Fioccano le palle break, due nel primo gioco, poi anche nel settimo e nel nono gioco. Oltre a tutto questo una battuta perfetta. Nove ace. La parità si spezza sul 5-5 del prolungamento, quando Berdych sbaglia malamente regalando il set point a Novak. Un dritto in corridoio consegna poi il set al serbo. 7-6.

 

Il secondo parziale si apre con un naturale calo di tensione, dopo un'ora di un livello celestiale. A farne le spese è Djokovic che cede a zero il servizio, giocando malamente i due punti d'esordio. Di colpo scende il livello del match e fioccano gli errori gratuiti. Il serbo regala il terzo gioco, avanti 40-15, e si ritrova sotto 3-0. Qui Berdych, con in mano le chiavi della contesa, si spegne improvvisamente e restituisce entrambi i break, rimettendo in partita il suo avversario, parso in affanno e in un attimo di nuovo sul pezzo. Un attacco fuori misura del ceco consegna due set point a Nole sul 5-4. Il primo è annullato da un perfetto servizio, mentre sul secondo un banale dritto si affloscia in rete, insieme alle speranze di Thomas di lasciare la sua impronta nel torneo più bello. 6-4.

 

Il montante decisivo arriva al quarto gioco del terzo set. Due doppi falli e un attacco di Djokovic e dal 40-30 Berdych si arriva al break. Il ceco crolla di fronte alla pressione portata dal primo giocatore del mondo. Con la necessità di dover servire sempre al massimo per resistere alle fulminee risposte del serbo, Thomas va fuoi giri e stanco, presta il fianco all'avversario. Pur in un evidente momento di calo, dopo un primo set leggendario, è la varietà di Nole ad emergere. Di fronte a palline cariche e “avvelenate”, dal peso indecifrabile, si sfalda la difesa di Berdych. Il tabellone impietoso recita 4-1. E nel rispetto dei turni di servizio, poco dopo, è 6-3.