Ci sono una belga, una polacca, una tedesca e una francese. Quella che sembra l'inizio dell'ennesima barzelletta è in realtà la composizione delle semifinali dei Championships 2013. Se qualche visionario avesse scommesso anche solo un pound su quella che ha tutta l'aria di una congiunzione astrale irripetibile, ora starebbe già prenotando un biglietto aereo per le Maldive con tanto di resort extra lusso. Già, alzi la mano chi, prima di Wimbleodon avesse pronosticato una semifinale fra Marion Bartoli (fin qui autrice di una stagione tutt'altro che esaltante e vincitrice per 6-4, 7-5 sulla Stephnes) e la belga Flipkens (in tre set su Kvitova 4-6, 6-3, 6-4), riemersa dall'inferno di una posizione ranking che segnava oltre 200. Eppure è così. Due partite folli, due psicodrammi in cui non sono mancati gli interventi della fisioterapista (ormai assurta a vera e propria star in questa edizione e che non vede l'ora di domenica per prendersi un po' di meritato riposo) e l'interruzione per pioggia, immancabile in ogni Wimbledon che si rispetti e comunque palesatasi in minor quantità rispetto al passato. Del resto, in un'edizione così pazza le cose normali non possono accadere.

Ciapa no - Chissà se Marion Bartoli e Sloane Stephens conoscano la variante milanese del tressette, il ciapa no. Probabile che no, ma le due nel secondo set sembra facciano di tutto per giocare a perdere la partita, infilando una serie incredibile fatta di quattro break e altrettanti controbreak. Se ne vedono di tutti i colori, in un campionario da film horror fatto di battute fuori di metri o sparate in rete a velocità siderale. E se in servizio le due ragazze non fanno sognare, peggio ancora fanno in risposta. La chiave nel match sta però tutta nel primo set quando la francese, avanti per 5-4, intuisce l'aria di pioggia e da vecchia volpe supplica l'arbitro affinchè sospenda la partita. Sloane non fiata e subisce la decisione della francese. Ci vorrà oltre un'ora perchè si possa tornare in campo e quando questo avviene, la povera Sloane sembra rimasta negli spogliatoi. Volano via in fretta i due punti necessari a Bartoli per chiudere il set, vola via il primo game del secondo set: la giovane americana, che nel primo set aveva messo in difficoltà la tutt'altro che agile e scattante francese portandola fuori dal suo spazio vitale di fondo campo, accetta di giocare sul piano delle clavate e mal gliene incoglie.

Perchè qui Marion spadroneggia, con palle pesantissime alle quali la Stephnes non può opporre resistenza. Ma come detto, questa non è una partita normale: entrambe le contendenti infatti sembrano allergiche al turno di servizio e regalano break in quantità industriali, fino a che Sloane non riesce a impattare sul 5 pari e fermare un valzer di strafalcioni cominciato sul 2-0 Bartoli. E' l'ultimo sussulto della partita per la giovane americana: sul seguente turno di servizio, infatti, la Bartoli concretizza il game del 6-5, prima che ancora una serie di errori di Sloane sul proprio turno consegni alla francese il pass per la semifinale. Nel 2007 arrivò addirittura in finale, dopo aver mandato ai matti nientemeno che Justine Henin in semifinale; sei anni dopo ha la grande occasione per tornare sul Campo Centrale nel giorno più importante, quello che assegna il Piatto deile Campionesse. Resta comunque ottimo il torneo della giovane Stephens, una di cui sicuramente si sentirà parlare in futuro.

Psicodramma Kvitova - Sul Centre Court, coperto per l'occasione al fine di evitare fastidiose sospensioni dovute alla pioggia, va in scena il quarto fra Petra Kvitova e Kirsten Flipkens. La ceca, fresca di fidanzamento con il collega Stepanek, è rimasta l'unica vincitrice di Wimblendon nel novero delle magnifiche otto; ma non ha nulla a che vedere con la bella realtà emersa nel 2011. Quella di oggi è una Kvitova fallosa, inchiodata a fondo campo e anche con qualche chiletto in più messo in evidenza da un accenno di simpatica pancetta, che il vestito bianco non aiuta a celare. Di fronte c'è la belga Flipkens, non un fenomeno ma una da prendere con le molle: perchè, come Flavia Pennetta ha sperimentato sulla sua pelle, la connazionale di Cljisters ed Henin è una die hard: giocare contro di lei significa lottare ogni punto, ogni pallina. Ma, sinceramente, in ben pochi erano pronti a scommettere sulla vittoria della belga, che infatti cede il primo set per 6-4. Anche qui le due giocatrici in campo ne combinano una più di Bertoldo, soprattutto la ceca che fa e disfa, di fatto facendo pendere la bilancia del match a seconda delle sue bizze. Perchè quando martella come sa, Petra diventa una macchina di punti; ma quando questa macchina si inceppa, a godere è la belga, che ringrazia e mette fieno in cascina.

Nel secondo set, Petra si spegne, complice anche qualche linea di febbre di cui la ceca si rammenta solo quando sta perdendo: ingresso della fisioterapista, misurazione della temperatura, pasticca d'ordinanza in questi casi e via di nuovo in campo. Riesce a strappare un game prima di firmare la resa: 6-3 Flipkens e conto set in perfetta parità. Nel terzo e decisivo periodo, le due giocatrici si sfidano ancora sull'orlo dell'equilibrio fino al decisivo nono game: è qui che la belga piazza la zampata decisiva, brekkando una Kvitova in evidente stato confusionale. E' la fine dei giochi: perchè Kirsten non si fa prendere dal panico nel suo turno di servizio e concretizza. Sul punto decisivo Petra chiede il falco: ma Mr. Hawkeye le chiude la porta in faccia. La palla scagliata con rabbia dalla Kvitova nel feudo Flipkens è infatti fuori. E' la palla del gioco, del set e del match per la belga, che fra due giorni cercherà il suo posto al sole contro la sin qui impeccabile Bartoli. Per la Kvitova invece calano i titoli di coda sul suo Wimbledon 2013.
Su quello che passerà agli annali come The craziest Wimbledon ever.