Quando sei giovane, sfavorita e hai di fronte un mostro sacro, puoi giocare rilassata, e rilassata puoi trovare l'impresa. Il giorno dopo l'alba ti si presenta però meno rosea, sei di fronte al bivio che divide un singolo capolavoro, da un torneo degno di essere ricordato. Questa più o meno la situazione in cui si è trovata Sabine Lisicki, dopo aver vinto l'Invincibile. Dopo aver fermato l'inarrestabile corsa di Serena Williams. Un quarto di finale abbordabile, con l'estone Kanepi, con tutta la pressione addosso.

 

La ragazza di Troisdorf ha risposto però alla grande. In una sfida di potenza, ha conquistato il break d'apertura in un combattuto primo game, controllato i suoi turni di battuta, e chiuso il primo set 6-3. L'unico passaggio a vuoto in apertura di secondo parziale. Tre doppi falli hanno rimesso in partita Kaia, consentendole l'allungo sul 2-1. Qui in realtà la partita è finita. L'estone ha perso servizio e incontro. Due break consecutivi, e il crollo fino al 5-2. Inspiegabile, dopo un ottimo Wimbledon in cui ha battuto Kerber e Robson. Il finale ha riproposto lo stesso copione. Ancora 6-3.

 

Ora per la giovane tedesca il penultimo scoglio. Che non sia lei, nell'anno delle sorprese senza fine, a sbocciare sul verde del Centre Court. Na Li o Radwanska. Due top ten, pronte a sbarrarle la strada. Due tenniste difficili da affrontare, certamente più abituate a grandi palcoscenici, ma forse meno fresche, meno entusiaste. Sabine ha abbattuto il ciclone Serena, ha superato l'esame insidioso, solo all'apparenza più agevole, e ora aspetta fiduciosa, sapendo di non partire mai battuta qui, dove già due anni fa arrivò in semifinale.