La finale del 5 luglio 1992 del torneo di Wimbledon ha visto lo scontro tra due giovani "debuttanti". Agassi era fresco ventiduenne, mentre il croato aveva ancora 20 anni. Entrambi erano alla loro prima finale Slam. Una cosa impensabile in ottica moderna.
Andre Kirk Agassi, migliore risposta nel circuito, look alternativo, ribelle, criniera bionda. Prototipo del tennista che ama comandare il gioco da fondocampo. Disputa due settimane di alto livello eliminando prima le sue insicurezze e poi campioni del calibro di Boris Becker (grande dominatore del torneo londinese in quegli anni), John Mc Enroe (seppur alla fine della gloriosa carriera, il buon McEnroe non è mai da sottovalutare). Si aggiudicherà il primo di 8 slam, nel posto che meno ama, alla terza apparizione dopo i quarti dell'anno precedente.
Goran Ivanisevic, croato, miglior servizio nel circuito (se la giocava con "Pistol" Pete Sampras),storia strappalacrime (vincerà Wimbledon nel 2001 da Wild Card, quando meno te l'aspetti, dopo tre finali perse e da numero 125), tanto possente alla battuta, tanto fragile mentalmente. Fischiato per i suoi innumerevoli aces, non ne basteranno 39 per abbattere il ragazzo di Las Vegas. Amante dell'erba, in cui le sue caratteristiche tecniche si amalgano ben benino con il suolo londinese, sconfiggerà nell'ordine Lendl, Edberg e Sampras!
IL MATCH - Due stili diversi di approcciare il tennis. Ivanisevic ace,dritto e volè; Agassi grande anticipo, gioco da fondo, allergia verso la rete, il suo gioco non è adatto a Wimbledon, dicono. Agassi gioca in maniera straordinaria. E' conscio della sua poca adeguatezza sul manto erboso londinese: compie una fatica doppia rispetto a quella di Ivanisevic, infatti, i rimbalzi non sono regolari e non possiede certo un servizio che gli possa consegnare i game con il minimo sforzo. Come controribattere, quindi, a tutti queste illazioni e sfavori? Con una grande risposta. La migliore del circuito, la palla viene colpita in controbalzo, in modo così perfettamente divino che alcune risposte tagliano le gambe al croato. Però, per continuare su questi livelli, André deve giocare al massimo della forma fisica e psicologica. Il dispendio di energia è un dazio alto da pagare e forse una delle cause per cui Agassi non è riuscito a vincere altri Slam o ad imporsi a Londra, nuovamente. Agassi, diventa, l'eccezione alla regola.
Del resto lui è un eccezione alla regola vivente. Odia il tennis eppure è lì a Wimbledon, a sudare sette camicie e 5 set per vincere il suo primo Slam in carriera. Dante è tra noi. Ivanisevic subisce la legge del contrapasso: servizio solido, 39 ace e poi nel momento clou (5-4 a favore di Agassi, servizio Croazia) cede mentalmente. Due doppi falli, il Kid di Vegas è a due punti dal suo primo slam. Ma Ivanisevic si riprende, assesta una seconda micidiale e poi un servizio vincente. 30-30 in un amen.
Agassi, però, sfrutta il suo talento, sfrutta il buio mentale del croato che soffre, soffre all'idea di vincere. Sembra un paradosso. Il tennis è un paradosso. Al di là del gesto tecnico, al di là dell'aspetto atletico, la testa farà sempre la sua parte in questo sport. Agassi ha più fame di Ivanisevic e vince i due punti che gli consentono di entrare nella storia del Tennis. Lui, così inopportuno in England, lui, così ribelle. Vince qui, meritatamente, contro tutto e tutti.
E' l'inizio di un mito, è l'inizio di una storia d'amore/odio per il tennis che terminerà 14 anni anni e 8 slam dopo. La vita sorriderà anche ad Ivanisevic, fragile interprete croato che nel 2001 suggellerà con una delle imprese sportive più belle il suo ritiro al tennis, sempre a Wimbledon, of course.