Signori in piedi, prego. Saluta Roger, si inchina Starace. Meno di un'ora per la recita perfetta. Briciole concesse al malcapitato Potito. 6-1 6-2 e il punteggio non racconta nulla del Federer di questa sera. I dubbi di Madrid, le certezze di Roma. Stizzito, sceglie di mostrare il suo aspetto migliore. Bisogna ancora fare i conti con Roger Federer, bisogna sempre fare i conti con Roger Federer. Con buona pace dei suoi detrattori, che in ogni sconfitta, vedono intrapreso il viale del tramonto. I più grandi non tramontano, possono perdere, ma non tramontare.

Il Re torna a Roma. Applaudito, osannato. Non importa se al suo cospetto ci sia un alfiere di casa. Non si può non omaggiare il Tennis. Roger respira l'aria amica del campo Centrale. Roma per tornare magnifico. Inizio anno difficile per il fenomeno di Basilea. La pausa per staccare la spina e recuperare energie mentali e soprattutto fisiche. Due mesi per allontanare l'infido avanzare di acciacchi, motivazioni e carta d'identità, per rispolverare il genio offuscato. Madrid amara. La terra tornata rossa, dopo il blu avveniristico dello scorso anno, non sorride allo svizzero, che allora guarda la capitale e si presenta qui fiducioso. Qui dove spesso ha giocato ad alto livello, pur al cospetto di un mostro come Nadal (due match point nella finale del 2006, a un passo dal trofeo). Dopo il bye, arriva l'esordio con il nostro Potito Starace, capace di rispolverare cuore e coraggio per superare il coriaceo Stepanek nel turno d'apertura.

 

Federer-Starace, per la settima volta. Sempre vittorioso Roger, che ha concesso solo un set all'azzurro, proprio in occasione della loro prima sfida, nel 2004. Inizio di lusso. Nella mente le critiche post torneo spagnolo, nel braccio la voglia di dimostrare di poter essere ancora n.1, se non per la classifica, quantomeno per il campo. Centrato, in ritmo, perfetto. 4-1 in un lampo. Impossibile giocare su certi ritmi per Poto. Battuto, ma incolpevole. A un tal livello possono sedersi al tavolo da gioco in pochissimi. Scorre via rapido il primo set, fino al 6-1 finale. La spiegazione del match è tutta nello sguardo ammirato, quasi estasiato del pubblico del Foro. Diciannove pittorici minuti.

 

Ci prova l'azzurro a restare incollato alla partita. Sotto 1-3, 15-40, nel secondo set, risale con coraggio e resta in scia, ma non può nulla. Semplicemente non ci sono risposte possibili. Il gioco diventa arte. Sublime esibizione tennistica. Un ace a sigillare il 6-2 finale. Potito allarga le braccia. Il popolo tennistico, non solo quello del Centrale, si alza in piedi.

 

Nessun problema per Juan Martin Del Potro che liquida in due set il russo Kuznetsov, 6-2 6-3, e aspetta negli ottavi Paire o Bennetau.