Immagazzinare centomila dati nella clessidra del tempo invincibile non è cosa da poco, ma è da pochi. Essere il granello più grande di una spiaggia ristretta, dominata da un vetro custodito dai ricordi, flashback ed immagini che evidenziano la circolarità della storia. Muta, distorce e appaga ma torna sempre, evolve dalla sua caratterista primordiale assaporando il gusto di un record sbriciolato. Da un pomeriggio cinese a uno portoghese, la circolarità che travolge il tempo a oltre trecento chilometri orari passando dal rosso al nero in un attimo, un buco intrinseco nella storia della Formula 1. 

92. Cifra tonda e, ovviamente, in inesorabile aggiornamento. 92, come i successi di Lewis Hamilton nella storia della Formula 1, nessuno come lui. Gigantesco, primordiale e star indiscussa nel gelido palco assaporato dai più grandi della storia, da quelli che non hanno bisogno di presentazioni ma di monumenti. Pensavano e pensavamo che non fosse possibile superare Schumacher e invece quel ragazzino ce l'ha fatta dominando nuovamente. Stramazzando il compagno di squadra, infliggendogli una lezione pesantissima che, ormai, non fa quasi più notizia. Il settimo titolo Mondiale è lì ad un passo, e neanche questo risultato pensavamo fosse raggiungibile da un essere umano.

Dai kart ai record, dai quattro lavori del padre per pagargli i treni di gomme per la gara all'impegno politico e sociale. Dietro il pilota dal casco viola c'è l'uomo Hamilton, colui in grado di scendere in piazza manifestando l'ovvio, se abitassimo in un mondo normale. Una scritta su una maglia non per compiacere qualche sponsor ma per la ferma convinzione di essere veicolo e pilota anche fuori dalla pista, quella che ormai scava nella sua anima e scava un solco profondo tra lui e tutti gli altri. E' lui è lì, incredulo mentre si scioglie le treccine e abbraccia commosso il padre, è lì mentre il suo inseparabile Roscue gli corre incontro facendogli le feste. E lì come se le 92 vittorie fossero la cosa più semplice da raggiungere in un momento storico folle.

Hamilton è un gigante e chi afferma il contrario ha poca dimestichezza con i motori e con i grandi sportivi di ogni epoca. Gigante oltre il mestiere, compito affidato a pochi eletti, messaggero "divino" di quei diritti che troppe volte vengono scavalcati anche nel mondo delle corse, come testimoniato dallo stesso Lewis. Ma lui è ancora lì con quelle sue treccine che ballano a ritmo di leggenda, come se le 92 vittorie fossero il primo step per scavalcare la leggenda stessa. Ieri, in un pazzo pomeriggio portoghese, abbiamo assistito nuovamente alla storia. L'ha scritta sempre Lewis, il pilota più vincente nella storia della Formula 1.