Anni incandescenti per guadagnarsi una credibilità degna di tal nome, pochi attimi per perdere tutto demolendo le fondamenta di un palazzo che pian piano si sta sgretolando, si sta sciogliendo come neve ai raggi del sole di giugno. Una metafora talmente vicina alla realtà per descrivere qualcosa di vero, qualcosa che sta perdendo brio e spettacolo per decisioni controverse. E' la Formula 1 moderna, quella delle monoposto più veloci di sempre, quelle capaci di sfiorare muri e pettinarli mantenendo velocità folli ed accelerazioni gravitazionali fuori da ogni regola. Tutto bellissimo? Macché, il risvolto della medaglia è di quelli pesanti e francamente poco comprensibili come la penalità comminata a Vettel durante il Gran Premio del Canada, vinto poi da Hamilton grazie ai cinque secondi inflitti al quattro volte campione del mondo.
Un'uscita sull'erba, l'inevitabile rientro con la monoposto che si intraversa e nulla più, nulla di anomalo per il resto del mondo ma un "tentato omicidio" secondo i commissari di gara. Sfuma così il primo successo stagionale della Ferrari, in un weekend in cui la "Rossa" aveva dimostrato il suo reale valore con la pole position di Vettel e la gara condotta sempre in testa da parte del pilota tedesco, ferito nell'orgoglio al pari dei tifosi canadesi presenti al Gran Premio e quelli che hanno assistito in mondovisione ad uno spettacolo non degno di uno sport motoristico. Resta il gesto di Sebastian Vettel che, al termine del Gran Premio, si è auto-proclamato vincitore spostando le tabelle poste dinanzi alle monoposto arrivate sul podio.
Un gesto simbolico ma importante contro la Federazione e i commissari con, quest'ultimi, che nel 2016 hanno chiuso un'occhio con Lewis Hamilton, autore della stessa manovra (su Daniel Ricciardo) in quel di Montecarlo. Due pesi e due misure che non fanno bene ad uno sport che da qualche anno vive del monopolio Mercedes la quale, francamente, non ha bisogno di questi aiutini per portare a casa vittorie su vittorie. Resta l'appello della Ferrari che difficilmente verrà accolto, resta un'altra macchina indelebile su questo sport che assomiglia sempre più ad una barzelletta che da tempo non fa più ridere.