Il 2019 sarà un anno decisamente importante per Daniel Ricciardo che, dopo cinque stagioni alla Red Bull, sbarcherà in Renault per iniziare un'avventura che si preannuncia difficile ma affascinante. Il pilota australiano, nel corso di un'intervista rilasciata a Motorsport, ha fatto un punto della situazione sulla sua carriera a cominciare dagli albori: "Ricordo che avevo un sacco di pensieri in testa perché non ero veramente convinto delle mie capacità. Non avevo grande dimestichezza con aeroporti ed aerei, ma mi sono ritrovato in viaggio verso un paese straniero, inseguendo un sogno ed una vita che alla fine ha coinvolto tanti degli aspetti in cui non mi sentivo sicuro. Ero un ragazzo giovane ed ingenuo, ma questo è stato un vantaggio, perché con il modo di vedere le cose che ho oggi…probabilmente mi sarei tirato indietro. Alla fine è maturata la decisione di provarci, ma non è stato facile. Rispetto a Milton Keynes, il luogo da cui provenivo era un hotel a cinque stelle!".

Poi la chiamata della Red Bull e quel sogno che si avvera: "Era ciò che avevo inseguito per anni. Dopo aver firmato il contratto iniziale per la Red Bull, alla fine del 2007, l'obiettivo finale era quello di riuscire a meritarmi un sedile nel team ufficiale. A metà 2013 ho avuto la conferma che quel posto sarebbe stato mio per la stagione successiva, ed è stata una chiamata arrivata nel momento che avrei scelto io se avessi potuto farlo! Ero strafelice, ma sapevo che la parte difficile stava per arrivare. Ad aiutarmi molto è stata l’accoglienza del team, mi sono subito sentito a mio agio, anche se sapevo che probabilmente non tutta la squadra era convinta che io fossi la scelta giusta, perché ero ancora molto giovane e non avevo dimostrano granché. Ma sapevo dentro di me di essere pronto, e quella chance era tutto ciò di cui avevo bisogno".

Nel 2014, alla sua prima stagione con la Scuderia austriaca, 3 successi ed il duello vinto con Vettel: "Guardando indietro sì, non ho più vinto tre gare in una sola stagione da allora. È stato pazzesco, arrivammo a Monaco e mi qualificai terzo, davanti a Seb, ma non ero felice perché sapevo che avrei potuto ottenere la pole, e questo testimoniava quanto ormai sentissi di poter dare. Tutto è cambiato in fretta, e a fine stagione il bilancio è stato estremamente positivo”. Il 2015, invece, è stato un anno in salita: "Sono successe tante cose in quella stagione, alcune delle quali a livello personale. La scomparsa di Jules mi ha colpito molto più di quanto avrei mai pensato. È stato un momento particolare della mia vita, in cui ho fatto dei cambiamenti che in un certo senso hanno modellato ciò che sono oggi. In pista eravamo in difficoltà, pensare di ottenere un podio era un risultato enorme per la squadra, e a Budapest ci siamo riusciti, in un weekend molto particolare".

Infine spazio ai momenti migliori nella sua carriera in Red Bull: "Uno dei sorpassi migliori è certamente Monza 2014 su Seb. Non so se in molti ci avrebbero provato, anche a causa del rischio che comportava nei confronti di un compagno di squadra. La vittoria più bella? A Monaco, che poi è anche la mia ultima vittoria per ora. Diciamo che i festeggiamenti sono durati qualche giorno, e se mi svegliavo di notte mi dicevo…’Wow, ho vinto".