Come un anno fa, succede tutto ai box nel Gp d'Australia ed è proprio durante la finestra dei pit-stop che si è decisa la gara dell'Albert Park. Prima della sua sosta, Lewis Hamilton conduceva agilmente con un margine rassicurante sulle due Ferrari, ma quando Sebastian Vettel ha scombussolato i piani della casa di Stoccarda, allungando lo stint, qualcosa è andato in tilt. E' il 26° giro quando ai box rientra Romain Grosjean, il francese pitta e pochi metri dopo i box parcheggia la sua vettura, a casa di una gomma fissata male, i commissari impongono il regime di VSC. Vettel è già passato e ha spazio per spingere ed annullare il gap che prima della sosta lo separa da Hamilton che, dopo il pit del driver della Ferrari, capisce che anche quest'anno è stato beffato ai box.
Vettel conduce la corsa e sotto la bandiera a scacchi fa festa, mentre Hamilton nel finale molla la presa e chiude al 2° posto, anche in crisi con le gomme. Ma com'è possibile che, nonostante l'overcut di Vettel, nessuno si sia preoccupato in Mercedes? Hamilton ha curato Raikkonen, ritenuto pericoloso sin dallo start, mentre Vettel è stato libero di andare indisturbato, ma a mandare in crisi la Mercedes è stato un vero e proprio tilt del software, almeno stando a quanto dice Toto Wolff.
Un problema nei software che lasciavano pensare al team di Brackley di dover mantenere un distacco non superiore ai 12", come i computer stessi segnalavano, mentre Vettel in realtà, era schizzato a 15": "Pensavamo di avere un margine di tre secondi sulla Ferrari che, invece, non c’era. Stiamo cercando di capire cosa è successo nei nostri computer perché qualcosa non ha funzionato. Penso che abbiamo un problema nel nostro sistema. Sappiamo che per essere tranquilli ci vogliono 15 secondi di vantaggio e noi ne avevamo 12, ma pensavamo che fossero sufficienti per stare davanti, ma non è stato così. Dobbiamo lavorare…".