Hanno anticipato tutti nella presentazione della vettura, segno di una volontà di andare oltre dopo una stagione difficile come quella appena trascorsa, adesso però si dovrà passare alle dimostrazioni sul campo: la Haas non ha più intenzione di restare un team di seconda fascia, costretta a racimolare punti in circostanze più o meno fortunate, o tutt'al più confinata alla lotta per 1,2 o 4 punti a gara. Nel 2017 è mancato qualcosa, ma il rinnovo del rapporto con la Ferrari e il lavoro svolto in inverno dovrà aiutare la scuderia americana al salto di qualità.
Ne è convinto Gene Haas, che fa il punto della situazione analizzando le stagioni passate e quella in procinto di iniziare: "Nella prima stagione siamo stati bravi e fortunati, poi si pensava di poter migliorare, invece nel 2017 siamo peggiorati e non siamo riusciti ad affrontare tutti i problemi in tempi brevi. In molte occasioni le nostre prestazioni peggioravano dalla prima alla terza sessione di prove libere: una situazione frustrante. Ci si chiedeva quale fosse il problema, se la vettura, le gomme o i piloti. Alla fine siamo arrivati alla conclusione che la monoposto non faceva lavorare bene le gomme, mettendo in difficoltà i piloti."
Il progetto però non si ferma di fronte ai problemi riscontrati nella scorsa stagione, e Haas elogia comunque il lavoro fatto in questi due anni, che ha portato e mantenuto la scuderia ad un buon livello di competitività nel circus: "Ora siamo una realtà della Formula 1, da Lewis Hamilton all'ultimo degli addetti ai lavori tutti sanno chi siamo, e credo che questo sia un aspetto positivo. Abbiamo dimostrato di per competere a questo livello e i risultati che abbiamo raggiunto lo confermano."
Infine, necessaria una chiosa sulla questione innescata già da Steiner il mese scorso riguardo alla possibile presenza di piloti americani. Il team principal del team americano aveva chiaramente detto che in questo momento non c'è nessun pilota statunitense in grado di poter competere in un campionato come quello di Formula 1. Haas difende e chiarisce le parole del collega: "Sono state fatte un mucchio di supposizioni, non c'è nessun dibattito. Io credo molto nei piloti americani e molti corrono nel mio team Nascar, e sono convinto che ci siano giovani piloti con il potenziale per poter correre in Formula 1: semplicemente non siamo ancora pronti per questo.