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F1, GP del Brasile - La chiave tecnica

Circuito da medio - alto carico aerodinamico, trazione e precisione in ingresso curva. Power unit sollecitata, in particolare al turbocompressore, con le potenze massimali che saranno importanti sui due rettilinei principali. La possibile pioggia potrebbe mettere in crisi la difficile gestione degli pneumatici.

F1, GP del Brasile - La chiave tecnica
F1, GP del Brasile - La chiave tecnica
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Di Oreste Sicilia

Con la conferenza stampa di ieri, si è ufficialmente aperto il penultimo appuntamento di questa stagione, che ormai ha ben poco da dire. Se infatti nelle scorse settimane è stato assegnato il titolo costruttori alla Mercedes ad Austin e quello piloti a Lewis Hamilton in Messico, di papabile è rimasta solamente la lotta per la seconda posizione in classifica tra Sebastian Vettel e Valtteri Bottas, con il finlandese ad inseguire, ed una interessante ammucchiata per il quinto e sesto posto nella classifica a squadre, con la contesa che si accende tra Williams, Toro Rosso, Renault e Haas.

Ma l’obiettivo di questo articolo è quello di provare a sviscerare quelle che sono le caratteristiche tecniche del tracciato, e di come le vetture dovranno possibilmente essere configurate per affrontare la pista di Interlagos, che da anni regala delle gare mai banali, complici delle condizioni meteo estremamente variabili.

Cominciamo con il vedere le tipologie di curve, che nel primo settore consistono nella famosa S do Senna in discesa a seguito della prima e importante frenata dopo il rettilineo del traguardo, alla quale segue un ulteriore cambio di direzione che immette sulla Reta Oposta. Dunque un primo intermedio dove si va a prediligere l’efficacia e la stabilità in frenata, ed una meccanica che consenta un preciso inserimento; da non dimenticare comunque l’importanza della motorizzazione, che sulla Reta Oposta ha la sua importanza relativa.

Il secondo settore è invece quello più tecnico, importante e lungo, se consideriamo le tipologie di curve di cui è costituito. Un intermedio molto “ricco” di curvoni veloci come la Subida do Lago e la Ferradura e di tornanti tortuosi come i due tornanti quasi in fotocopia. Un tratto dunque dove sarà importante la precisione di guida, con un anteriore molto reattivo ed un posteriore che consenta una trazione (sospensione + penumatici) efficace per cercare la prestazione.

L’ultimo settore è quello più “banale” da un punto di vista tecnico e di guida, a parte la curva che immette sulla sopraelevata prima del traguardo, sulla quale il tempo sarà ottenuto senza ombra di dubbio da chi riuscirà a sviluppare le migliori potenze dalle power unit.

Dopo aver dato qualche indicazione sull’Autodromo Josè Carlos Pace, possiamo dire in conclusione che il circuito di San Paolo è da annoverare tra quelli a medio e medio – alto carico aerodinamico, sintesi delle zone miste del settore centrale, dei curvoni veloci dove è da ricercare più l’efficienza aerodinamica che non il solo carico, dei due rettilinei principali che forniscono comunque, oltre al guadagno cronometrico, diverse soluzioni di attacco e difesa in una sfida diretta in gara. In quest’ultimo caso quindi, in linea di principio la ricerca della bassa resistenza all’avanzamento è da perseguire e quindi il giusto compromesso da trovare con le altre zone non è molto semplice, considerando anche che la finestra di funzionamento degli pneumatici  di quest’anno ha dimostrato di essere parecchio garibaldina, per di più in un week-end dove tipicamente la pioggia tende ad abbattere le temperature ambientali e dell’asfalto.

Da un punto di vista motoristico invece, bisogna registrare ancora una volta come l’altitudine dell’Autodromo Josè Carlos Pace influirà sull’esercizio dei motori. Se comunque va detto che siamo ben al di sotto dei 2200 metri sul livello del mare dell’Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico, gli 800 metri di Interlagos hanno un’importanza relativa da dover considerare. La minor densità dell’aria va ad influire sulla potenza del motore a combustione interna, che quindi avrà un certo deficit in tal senso, che però sarà compensato da un aumento della pressione di esercizio del turbocompressore, così da sopperire a quanto non esprimibile dalla unità termica.

Per quanto riguarda le gomme, come possiamo vedere dalla info grafica fornita dalla Pirelli, i team hanno optato per le Supersoft e le Soft, di fatto non prendendo in considerazione il compound più duro del week-end, ovvero le Medium. Dopo un po’ di Gran Premi dunque torna a mancare la Ultrasoft, particolarmente presente nella stagione in corso, con le sorprese di addetti ai lavori e spettatori. Il motivo è da ricercare nel continuo susseguirsi di curve che impongono allo pneumatico un continuo assorbimento di carichi verticali e laterali, che quindi tendono a mantenere la temperatura della mescola ad un certo valore, senza darle possibilità di riposo. Se a questo consideriamo comunque che il circuito brasiliano vuole una buona dose di grip meccanico, in particolare alle posteriori, e necessita dello sviluppo di un livello di carico aerodinamico medio – alto, ecco spiegata la scelta della Pirelli.

Si conclude dunque la nostra introduzione al week-end del Gran Premio del Brasile.