Inutile negare che, quanto visto nella serata italiana di domenica scorsa, rimarrà agli annali come la gara che ha conferito il quarto titolo mondiale a Lewis Hamilton, entrando a far parte di quel club per tetra campioni riservato a pochissimi, che possono essere contati sulle dita di una mano.

E’ anche vero che tipicamente in questa sede, proviamo a fare quel brutto lavoro di andare a valutare “i numeri” che ogni Gran Premio ci fornisce, per dare un’impronta più tecnica, brutta, fredda, razionale, a quello splendido mondo che è la Formula 1, che da qualche tempo sembra stia vivendo una nuova giovinezza, da un punto di vista sportivo e non solo.

E’ quindi compito dell’autore di questo articolo, provare a sviscerare quelle informazioni che sono emerse dall’Autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico, che vanno aldilà dello splendido risultato sportivo conquistato dall’alfiere della Mercedes, al quale è già stato “dedicato” un elogio più che meritato.

Fatte queste piccole premesse, vediamo di addentrarci un po' di più nell’analisi della gara, che ha consegnato all’albo d’oro la terza vittoria in carriera per Max Verstappen, con una Red Bull che a questo punto potrebbe far paura in ottica 2018, visto che se avesse avuto il rendimento in termini di punti delle ultime gare sin dall’inizio della stagione, sicuramente ci sarebbe stata una lotta a tre per il campionato, che sarebbe stato maledettamente più tirato e spettacolare di quanto non lo sia già stato. A questo dobbiamo aggiungere un Sebastian Vettel che in partenza potrebbe fare qualcosa di più e qualche danno in meno, salvo poi salvarsi in corner mostrando un recupero magistrale dalle ultime posizioni. Inoltre, va detta qualche parola sulla debacle Renault, la quale ha avuto fin troppi problemi sulle sue power unit e su quelle dei team clienti. Proviamo però ad andare per gradi

 

Le conseguenze del contatto a inizio gara

Una delle fasi più importanti della gara e per il prosieguo della stessa, è stato senza dubbio il contatto all’inizio tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, che a parte pregiudicare la messa in pista della performance sin da subito per quelli che in quel momento erano ancora da considerarsi i due pretendenti al titolo, ha anche “agevolato” la vittoria in solitaria di Max Verstappen, che quindi non ha mai dovuto affrontare un ruota-ruota con gli altri due colleghi, senza dimenticare che l’olandese ha comunque messo in pista un passo gara invidiabile come vedremo tra poco.

Lo diciamo subito, a parere di chi vi scrive, non c’era da dare nessuna penalità sulle belle e rischiose manovre delle primissime curve. Più nel dettaglio, il contatto tra il ferrarista ed il pilota inglese è da attribuire al semplice fatto che Hamilton ha trovato il sorpasso sul tedesco in uscita da curva due e quest’ultimo per lasciare il giusto spazio in curva tre ha “stretto” troppo la medesima curva, con conseguente insorgenza di un sovrasterzo di potenza, che ha portato un minimo di instabilità alla SF70H finendo con l’ala sulla posteriore destra della Mercedes numero 44.

Le conseguenze si sono tradotte in un immediato pit stop per entrambi, con Vettel che ha dovuto sostituire l’ala anteriore, mentre Hamilton ha dovuto sostituire lo pneumatico danneggiato. Se il pilota di Maranello dopo la sosta obbligata è riuscito ad imporre un ritmo buono, il pilota originario di Stevenage ha avuto dei problemi perdurati per tutta la gara.

Infatti, si può dire che il neo tetra campione del mondo abbia perso dai 38 ai 40 secondi per via di quel contatto. Se infatti vanno considerati i circa 14-15 secondi impiegati per il giro di rientro ai box subito dopo l’inconveniente, bisogna sottolineare come questo abbia impattato anche su un particolare del diffusore della W08 Hybrid.

Dall’immagine appena sopra, si può notare il confronto del posteriore tra la vettura di Valtteri Bottas, che non ha avuto contatto di nessun tipo, e quella di Hamilton dopo l’accaduto in uscita dalla curva 3. Come potete vedere, il danneggiamento che probabilmente sarà stato effettuato nel giro di rientro, riguarda i profili ad arco della zona esterna del diffusore. Queste appendici hanno il compito di “pulire” le turbolenze generate dalle ruote posteriori. Secondo alcune fonti, questo problema si è tradotto in un peggioramento del passo gara di circa tre decimi e mezzo al giro, che hanno sviluppato un ritardo di 25 secondi, quindi complessivamente a Lewis Hamilton quel contatto è costato circa 38 – 40 secondi.

Questo spiegherebbe anche il motivo per cui l’inglese, a bordo di una vettura come la W08 Hybrid che sul dritto l’ha fatta da padrona in questo campionato, sia per quanto riguarda la power unit che la penetrazione aerodinamica, abbia avuto più difficoltà del solito a sfruttare il lungo rettilineo del traguardo per compiere i sorpassi.

I passi gara

Analizzato quanto successo al via, andiamo adesso a valutare i valori in campo messi in mostra dai protagonisti. Premettendo l’eccezionale recupero della Red Bull, che meriterebbe un articolo a parte circa le modifiche apportate dal Gran Premio d’Ungheria che si sono ripercosse in maniera positiva sull’andamento dell’ultima parte del campionato, possiamo vedere come il vincitore abbia avuto un ritmo estremamente buono, con il muretto che diverse volte gli ha dovuto ricordare di “rallentare” per amministrare gara, gomme e vettura.

Nel grafico di sopra è stato posto il passo gara dei cinque piloti di riferimento, pur dovendo considerare che quello di Vettel e Hamilton non può essere confrontato direttamente con i primi tre, visto che entrambi hanno montato un treno di gomme Soft alla fine del primo giro, per il contatto di cui abbiamo parlato sopra.

I primi tre invece, che hanno avuto una condotta di gara “normale”, che hanno percorso il primo stint durato 31 giri con la mescola Ultrasoft, sono stati guidati dal leader Verstappen che ha rifilato circa due decimi a Bottas e ben 7 a Raikkonen, denotando un effettivo miglioramento generalizzato della RB13, sia nei tratti veloci che nel misto stretto.

Alla sosta, effettuata in occasione della Virtual Safety Car, sono state montate le Supersoft da Verstappen, Bottas e Hamilton, le Soft da Raikkonen e le Ultrasoft da Vettel. Come potete vedere dall’immagine sopra, solo in questa fase di gara in cui il tedesco montava il compound più morbido del lotto Pirelli su una vettura che cominciava a scaricarsi del peso del carburante, si è riusciti a pareggiare il ritmo della Red Bull, che montava delle gomme di uno step maggiore di durezza, quindi meno performanti.

Ad onor del vero, va detto che questo aspetto ve l’avevamo sottolineato già nel recap della terza sessione di prove libere, in cui abbiamo potuto notare come anche nelle simulazioni da qualifica Verstappen fosse particolarmente efficace con le gomme “Rosse”.

Questi dati ci fanno intendere come il week-end messicano sia stato nettamente a favore della Red Bull, che quindi si candida prepotentemente anche alla vittoria delle ultime gare della stagione, con la speranza di un qualcosa di più per il 2018.

Renault: quanti problemi sulle power unit

Come vi abbiamo spiegato nell’analisi tecnica dell’Autodromo Hermanos Rodriguez, questo circuito si presenta a ben 2200 metri di altitudine, con quindi un’aria più rarefatta rispetto al livello del mare. Provando a fare un breve sunto di quanto servirebbe per spiegare la faccenda, questo si ripercuote in un maggior utilizzo del gruppo turbocompressore, per compensare la minor potenza che si può generare con le sole unità termiche.

Ma il turbocompressore ha anch’esso una sua affidabilità ed una sua gestione nell’utilizzo, visto che è uno di quei componenti limitato nel numero durante la stagione, oltre il quale si incorre in una penalità. Nel caso specifico, l’elemento in questione deve funzionare ad un numero di giri più elevato proprio per compensare il minor numero di CV prodotti dal motore a combustione interna e, a quanto pare, questo utilizzo “maggiorato” è stato esasperato troppo sulle power unit francesi, provocando eccessive vibrazioni ed una maggiore quantità di calore, che si scontra con il fatto che per la stessa altitudine del circuito si presenti un raffreddamento più difficoltoso. Tutto questo ha portato a quattro ritiri su sei vetture spinte dalla motorizzazione transalpina, che quindi ancora molto deve fare circa la ricerca di potenza, nonostante lo step evolutivo portato nello scorso Gran Premio degli Stati Uniti.

Conclusioni

Vi abbiamo quindi riportato i principali macro – temi emersi dalla gara messicana. Con Hamilton che diventa ufficialmente il britannico più vincente della storia della Formula 1, Verstappen che quando non viene coinvolto nei casini esprime un talento esagerato, Vettel che forse deve essere meno rintronato in partenza così da poter esprimere il meglio in una situazione più vantaggiosa, rispetto a quella di dover rimontare dalla penultima posizione. Per quanto riguarda le vetture, c’è da registrare un enorme recupero in termini di prestazione relativa da parte della Red Bull, anche se, a quanto sembra dalle ultime gare, pare che la RB13 del vincitore di domenica scorsa si trovi meglio rispetto a quella di Daniel Ricciardo, quasi per una strana legge del contrappasso rispetto alla prima parte di stagione dove Verstappen è stato vittima di un numero cospicuo di ritiri per l’inaffidabilità della power unit Renault. A proposito dei francesi, ancora una volta si denota un “non upgrade” in termini motoristici, che avrebbe dovuto fare la differenza già ad Austin ma che così non è stato. Piccola nota per Fernando Alonso, che ormai nelle ultime strazianti gare limitate dalla (non) potenza della motorizzazione Honda, si prende la briga di ingaggiare un bel duello con Hamilton, dimostrando una volta di più come l’astuzia, l’intelligenza, l’indomita voglia di correre nonostante tutto, facciano dello spagnolo un animale da gara, al momento in gabbia.

Per quanto ci riguarda questo è tutto, prossimo appuntamento in Brasile.