Neanche il tempo di digerire il Gran Premio degli Stati Uniti, che subito ci si fionda in quello messicano che potrebbe chiudere definitivamente i giochi, anche matematici, per l’assegnazione del titolo piloti, dopo che la Mercedes ha chiuso la pratica ad Austin nel campionato costruttori.
Dal Texas non è emerso solo questo. Tengono banco le polemiche scaturite dalla penalizzazione inflitta a quel ragazzetto irascibile di nome Max Verstappen, con le quali ha fatto dimenticare quanto di buono e di bello dimostrato in gara, conclusa in quarta posizione dopo una rimonta da fenomeno.
Inevitabile dunque la sua presenza in conferenza stampa quest’oggi ed ovviamente le prime domande sono proprio rivolte sul post gara del Circuit of the Americans, alle quali l’olandese ha così risposto: “Ad Austin siamo stati competitivi e mi sono divertito molto, speriamo di continuare così. Le dichiarazioni alla fine? Dopo una gara le emozioni sono tante, quella decisione non mi è sembrata giusta e lo penso tutt’ora. Le mie idee sono assolutamente le stesse. Avrei potuto usare termini diversi, ma in quel momento ero arrabbiato. Ho spiegato il perché, ma cercate di capire. Non volevo offendere nessuno, altrimenti avrei fatto i nomi”.
Ma l’olandese pur non essendo in clima gara, rincara la dose circa l’affermazione secondo cui nel collegio dei commissari ce ne sarebbe uno che ce l’avrebbe particolarmente con lui e le sue manovre: “Il nome del commissario che mi penalizza sempre? Non voglio fare nomi”.
In maniera quasi sferzante, quello che sicuramente si può considerare l’astro nascente della Formula 1, continua a considerare legale la sua manovra, dichiarando candidamente quanto segue: “Austin? Ho solo cercato di superare l'avversario".
A questo punto dalla platea della conferenza stampa, alla domanda su come dare una sorta di regola più specifica rispetto all’attuale articolo 27.3 del regolamento sportivo che comunque lascia una buona dose di interpretazione, il vincitore del Gran Premio della Malesia ha così risposto: “Cosa fare o non fare? Lì tutti andavano larghi e nessuno ha detto nulla, non c'era comunicazione. E' una situazione semplice. Mettere erba o ghiaia per non tagliare i cordoli”.
Chiusa l’enorme parentesi di Austin, si è parlato del suo rinnovo con la Red Bull sino al 2020, annunciato proprio al sorgere del week-end statunitense: “Io non parlo di contratto. Mi sento bene all'interno del mio team, ci sono stati grandi miglioramenti e lo saremo all'inizio della prossima stagione. Ho persone che mi sostengono, amici e mi sento bene. Superato il problema del deficit cavalli, andrà meglio. Perché non sarei dovuto rimanere? Lo sarei anche se rimanesse Ricciardo”.