Nel 17esimo appuntamento del Campionato del mondo di Formula 1 si sono acclarati una volta di più quelli che sono i valori in pista, seppur giungiamo ormai al termine di una stagione che così netta nelle prestazioni non lo è stata portando la lotta all’iride tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton ad essere incerta sino a fine settembre. Il dopo, lo conosciamo tutti, con il tedesco che ha conquistato nel trittico asiatico solamente un quarto posto in Malesia, condito da due ritiri per motivi diversi a Singapore e Suzuka che tanto hanno fatto virare il trofeo nei confronti dell’inglese.

Un dominio della Mercedes e di Hamilton si è visto durante il week-end al Circuit of the Americans, con il quasi quattro volte campione del mondo che si è issato davanti a tutti in ogni sessione del Gran Premio degli Stati Uniti, dalle prime libere alla gara di domenica, denotando l’ottimo feeling della W08 Hybrid con circuiti di questo tipo come vi avevamo anticipato nell’analisi tecnica del circuito, ma anche la netta differenza di prestazione tra lui ed il suo compagno Valtteri Bottas, andato non oltre la quinta posizione.

Unica sbavatura dimostrata da Hamilton è stata la partenza, con uno scatto sì buono ma non ottimo come il “compagno” di fila Vettel, il quale con uno stacco frizione eccellente si è piazzato all’interno ed ha acquisito il “diritto di traiettoria” con l’inglese che molto intelligentemente non ha forzato troppo la mano vista la comoda situazione in classifica generale.

Prima di andare a fare l’analisi dei vari stint di gara, andiamo a valutare quello che è successo nel sorpasso operato dalla Mercedes numero 44 sulla Ferrari numero 5 giusto qualche giro dopo, dovendo ammettere come dalle primissime tornate Vettel non aveva minimamente il passo di Hamilton; l'inglese era palese si trovasse nelle possibilità di sopravanzare il tedesco, ed aspettava solo il momento giusto. Il motivo di questa analisi particolare deriva dall’aver notato sui social diverse domande in materia, dunque nel nostro piccolo proviamo a darvi una risposta. In particolare il dubbio veniva espresso sul fatto speculare della Rossa di Kimi Raikkonen in scia a Bottas. Qui sotto vi poniamo le due foto vicine per poi impostare un discorso.

Vi proponiamo questo tipo di ragionamento, cercando di essere meno complicati possibili, esulando dai discorsi sui singoli piloti, visto che stiamo parlando di un rettilineo e penso che tutti e quattro fossero in grado di tenere il piede premuto sull’acceleratore:

Foto 1 Mercedes in scia alla Ferrari 337 km/h – 305 km/h = 32 km/h

Foto 2 Ferrari in scia alla Mercedes 335 km/h – 311 km/h = 24 km/h

La prima cosa che notiamo, è che quando la Mercedes è in scia alla Ferrari “guadagna” rispetto a chi le sta davanti di più (32 km/h) rispetto al guadagno ottenuto da una Ferrari in scia alla Mercedes (24 km/h). Inoltre la Mercedes non in scia (foto 2) ha una velocità maggiore della Ferrari non in scia (foto1). A questo concorrono un aspetto motoristico e aerodinamico, visto che in fase di sorpasso la W08 Hybrid può ottenere ancora qualcosa in più in camera di combustione in configurazione full gas, e considerando anche che il DRS della Mercedes è risultato, non solo in questo appuntamento, più efficace.

Il motivo è presto detto; essendo le Frecce d’Argento nate con filosofia a passo lungo e con un assetto non rake ma “pulito”, questo consente di creare una grande quantità di carico aerodinamico con il corpo vettura così da essere anche meno impattante la vettura nei confronti della resistenza all’avanzamento. In tutto questo può permettersi di avere un’ala posteriore più carica rispetto alla Ferrari, che nel momento dell’attivazione del DRS consente un delta velocità maggiore, perché “togliendo” una superficie impattante maggiore, si ottiene un guadagno velocistico maggiore. Il tutto si può notare dalle due foto di sopra, in maniera assolutamente poco ingegneristica, vedendo come l’alettone posteriore della Mercedes risulti più “alta” della paritetica della Ferrari, con la scritta Petronas che risulta “meno schiacciata” rispetto a quella della Santander.

Andiamo adesso a valutare più nel dettaglio i passi gara. Come già anticipato poco sopra, si è visto sin da subito che Vettel e in generale la Ferrari non ne avevano. Forse complice un venerdì poco produttivo in termini di raccolta dati, che non hanno consentito una messa a punto adeguata della SF70H? Non è dato saperlo, ma quello che si è evinto già al quinto giro sull’anteriore sinistra della Rossa numero 5 che porta il nome di blistering, ha fatto pensare che la vettura non fosse ben bilanciata. A quel punto si è reso difficile il tyre management, con le Ultrasoft che non hanno funzionato nel range di temperatura ottimale, con conseguente peggioramento del ritmo gara. La notizia sta nel fatto che nel corso della stagione a Maranello fossero stati i migliori a capire il funzionamento delle mescole più morbide del lotto Pirelli, al contrario di quanto avvenuto in Texas visto che la Mercedes è parsa davanti nella prestazione anche in questo senso.

Il tutto si è tradotto in un miglior passo gara da parte di Hamilton, che ha rifilato tre decimi al diretto avversario e quattro a Raikkonen, Bottas e Verstappen anche se su quest’ultimo va fatto un piccolo discorso a parte. L’olandese infatti ha percorso la prima parte di gara con gomme Supersoft, percorrendo uno stint di ben 24 giri, senza accusare particolari problemi di degrado.

Nel secondo stint nulla di particolarmente rilevante, se non per il fatto che tutti i piloti di testa abbiano usato gomme soft, compound tenuto poco in considerazione nella scelta della Pirelli, ritornato in auge dopo i rilievi raccolti da Ferrari e Mercedes nella giornata di venerdì.

Unica cosa da sottolineare è stato l’ottimo ritmo tenuto da Verstappen, di circa 7 decimi più veloce anche di Hamilton, anche se l’olandese si è poi rifermato dopo soli 14 giri mentre l’inglese è andato fino alla fine. Inoltre va detto che se la SF70H di Raikkonen ha mostrato un passo buono, che gli ha consentito di compiere un solo pit stop, quella di Vettel, forse per gli stessi problemi di cui abbiamo parlato nel primo stint, si è dimostrata particolarmente capricciosa, costringendo il tedesco ad un ulteriore pit stop, pur girando di base 4 decimi al giro più lentamente del leader della corsa.

Nell’ultima parte di gara, in cui andremo a confrontare ovviamente solo i piloti interessati, possiamo notare come il più veloce fosse Verstappen, con Vettel che invece è sembrato istaurare un buon ritmo con la gomma Supersoft. Male invece Bottas, che è sembrato per tutta la gara mai in lotta con i primissimi, proseguendo quel suo periodo di noia che ormai dura da diversi Gran Premi, con una sempre più evidente differenza nei confronti del suo compagno di squadra.

Per quanto riguarda gli altri, da segnalare l’ennesimo problema scaturito dalla power unit Renault che ha costretto al ritiro la Red Bull di Daniel Ricciardo, così come la vettura del team ufficiale di Enstone di Nico Hulkenberg, che tra l’altro montava la versione evoluta della motorizzazione transalpina, utilizzata anche da Verstappen che non sembra aver subito problemi. Medesima situazione per Alonso, causa Honda e su questo non sappiamo più cos’altro commentarvi.

Molto interessante la gara di Carlos Sainz, che ha portato il team francese a giocarsi la gara con le due Force India, considerate quarta forza del campionato indiscussa, mostrando subito un passo gara di rilievo, facendo in una settimana quanto non riuscito a Joylon Palmer in 2 anni.

Questo è quanto si è evinto dal Gran Premio degli Stati Uniti ma tranquilli, tra un paio di giorni saremo di nuovo in pista per le prime prove libere in Messico. Alla prossima.