Dopo Motegi, Andrea Dovizioso si era detto preoccupato per il round australiano di Phillip Island, tanto che aveva chiesto a tutti di rimanere con i piedi per terra, con lo scopo di non creare aspettative in vista di un Gp difficile. Dovi, dunque, si aspettava che la Ducati soffrisse sulle lunghe e velocissime pieghe del circuito dell'isola di Filippo, ma non pensava, probabilmente, ad una disfatta di questo tipo, ben peggiore di quella di Aragon, di qualche settimana fa.
Invece, tra qualche errore di troppo ed il ripresentarsi dei classici problemi della Ducati, Dovizioso non è riuscito a far meglio del 13° posto, che ha lanciato Marquez a +33 in campionato. Quasi impossibile ora la rincorsa iridata del forlivese, che fino a domenica aveva regalato spettacolo, duellando ruota a ruota con il catalano, fortunato e spinto da una Honda perfetta ovunque, dai rettilinei del Red Bull Ring fino agli stop&go e alle curve lente dei circuiti più tecnici.
Tanto di cappello a Dovizioso, che è stato capace di riportare in alto la Ducati, con il lavoro di sviluppo degli ultimi anni, che prima hanno riportato il team al successo - in Austria lo scorso anno - e poi a giocarsi il mondiale: "La realtà è questa e non la possiamo cambiare. Siamo stati molto bravi fino ad ora, sfruttando tutte le situazioni che si sono presentate. Oggi ci siamo trovati in una situazione che ha evidenziato i nostri limiti. Realisticamente, per il mondiale, si fa difficile, ma difficile non è impossibile" .
Ora, però, alla Ducati non bastano la caparbietà e la bravura del Dovi, poichè per giocarsi il mondiale serve un vero e proprio miracolo, che estromettesse Marquez dal GP della Malesia e che mettesse le ali alla Desmo a Valencia, così da farle chiudere quel gap che la moto paga sui circuiti come il Ricardo Tormo. Vero, Sepang è pista favorevole alla Ducati, sulla carta, ma Marquez dovrebbe perdere almeno 8 punti, o ancora meglio per Dovizioso, dovrebbe raccogliere uno zero, così da arrivare a Valencia con soli 8 punti, che terrebbero ancora in vita le speranze iridate del Dovi.
Marquez, dunque, vola in Malesia con il mondiale in mano, forte di un vantaggio quasi incolmabile, pronto a gestire e a fare tutti i calcoli che vorrà, mentre Dovizioso dovrà soltanto spingere, vincere e sperare in una gara-no del rivale. In Ducati un'impresa l'hanno già fatta, rendendo la Desmo una moto da titolo, ora, però, a Borgo Panigale si accettano capolavori, perchè togliere il titolo dalle mani di Marquez e dei giapponesi sembra davvero una sfida impossibile.