Neanche il tempo di analizzare in tutto e per tutto il Gran Premio del Giappone, funesto in casa Ferrari prima per la penalizzazione a Kimi Raikkonen per la sostituzione del cambio e poi per il ritiro della vettura di Sebastian Vettel, che è già tempo di voltare pagina e pensare a un difficile, quanto improbabile recupero.

Quella di Suzuka, è stata la terza di un filotto di gare che hanno condotto questa fantastica stagione di Formula 1, in bilico sino a Monza, a virare in un'unica direzione. Di queste, se Singapore è stata una gara durata solamente 300 metri per entrambe le Ferrari per via del patatrack iniziale che abbiamo già analizzato e su cui non vogliamo tornare, quello che più ha posto dubbi è quanto accaduto in termini di affidabilità negli ultimi due appuntamenti.

In particolare quello di domenica che ha definitivamente, salvo eccezioni, consentito a Lewis Hamilton di piazzare le mani sul titolo mondiale, a causa di un qualcosa che sulla W08 Hybrid dell’inglese ha creato alcuni patemi d’animo nella serata di sabato, tanto che gli uomini di Brixworth hanno precauzionalmente cambiato il componente in regime di parco chiuso (azione consentita dal regolamento). Lo stesso problema ha invece condannato Sebastian Vettel ad un mesto ritiro nel quarto giro del Gran Premio, la monoposto numero cinque aveva preso il via con 5 cilindri e 140 CV in meno.

Ma da cosa è scaturito il problema in questione? Senza entrare troppo nel tecnico, ha riguardato una candela la quale è un componente “esterno”, ovvero acquistato presso un fornitore e non prodotto direttamente dalla Ferrari. Ma ogni azienda, in particolare una scuderia di Formula 1, deve compiere delle valutazioni di natura qualitativa circa i pezzi forniti.

In tal senso, cade a fagiolo un’indiscrezione riportata da motorsport.com, secondo cui il Presidente Sergio Marchionne, come suo stile, abbia già cercato di ovviare al problema, portando a Maranello Maria Mendoza, proveniente dal gruppo FCA nel quale era a capo del reparto Supplier Quality Powertrain EMEA. In rosso, la tecnica spagnola, ricoprirà il ruolo di capo del reparto fornitori, di cui dovrà eseguire una riorganizzazione sia in termini di persone che di know-how, vista la sua vasta esperienza in metalli e componenti chimiche, due branche proprio alla base del problema accorso alla vettura di Sebastian Vettel prima dello spegnimento dei semafori due giorni fa.

Va riconosciuta la rapidità d’azione di Marchionne, il quale aveva nettamente dichiarato nel post gara giapponese quanto segue: “Quando il tutto scaturisce da un componente da 59 euro da veramente fastidio. Dobbiamo ovviare al problema”.

Tra l’altro il Presidente della Ferrari, ai microfoni, aveva ammesso come lo sviluppo del know how nella ricerca dei componenti fosse stato sottovalutato negli anni precedenti: “Dobbiamo rinnovare l’impegno per quanto riguarda la componentistica in arrivo in Formula 1, visto che è stato un ambito che abbiamo ignorato per troppo tempo. Ma questo ci è costato punti pesanti in entrambi i campionati in almeno tre occasioni, l’aggiusteremo”.

Quello che però sembra importante registrare è che non vi sia stata alcuna epurazione o avvicendamento, sintomo che il blocco tecnico tenuto insieme da Mattia Binotto sta crescendo bene, come dimostra una ritrovata competitività della vettura quest’anno, ma ha bisogno di qualche innesto di eccellenza per poter diventare perfetto, come gli attuali leader di entrambi i campionati hanno dimostrato di essere per puntare alla vittoria finale.