Il proprietario della Force India, Vijay Mallya, è stato nuovamente arrestato a Londra. L'imprenditore indiano era già costretto ad un "esilio forzato" in Inghilterra a causa del mandato di arresto che pende su di lui da parte dell'Interpool. L'accusa questa volta è di riciclaggio di denaro collegato al fallimento della Kingfisher: il problema è che questa volta i presunti fondi sembrano esser stati impiegati proprio per la scuderia di Formula 1, mettendo nei guai quindi l'intera Force India.
Il debito maturato da Mallya nei confronti di alcuni istituti bancari di proprietà statale legati al fallimento della sua compagnia aerea è di circa un miliardo di sterline, miliardo che sarebbe stato utilizzato poi a beneficio del suo team motoristico. Fino ad ora l'unica dichiarazione rilasciata è stata: "Molte affermazioni sono stupefacenti e lo capirete alle prossime udienze. Non ho nulla da dire ai media, tutto quello che devo dire lo sentirete tutti in tribunale." Le accuse gli sono state rivolte durante una breve udienza alla Corte di Westminster, dove poi è stato rilasciato su cauzione.
E' stato già avviato il processo per l'estradizione e il ritorno in India dell'imprenditore, dichiaratosi innocente fino a questo momento ma sui cui adesso pende un'altra pesantissima incudine. Il destino di Vijay Mallya rischia di intrecciarsi anche con quello della Force India, suo malgrado coinvolta in questo presunto giro di denaro sporco orchestrato dal suo proprietario. Già nello scorso Aprile la situazione si era fatta incandescente, dopo un debito di 90 miliardi di Rupie (circa 1,2 miliardi di euro) accumulato con un consorzio di 17 banche che aveva portato ad un primo mandato di arresto, e che ha costretto Mallya a rifugiarsi in Inghilterra dopo aver pagato una cauzione di 767.000 euro. Il prossimo processo è previsto per il 4 Dicembre, ma l'imprenditore vorrebbe evitare che si svolga in India, dove potrebbe esserci troppo clamore mediatico.