Sergey Sirotkin è uno di quei giovani piloti provenienti da nazioni interessate dalla F1 nel recente passato. Nato nella capitale Mosca, il 27 agosto 1995, ha già toccato più volte il mondo della F1, ricoprendo il ruolo di terzo pilota per la Sauber e anche per la Renault, che lo ha ingaggiato a partire dal 2016. Ha iniziato a correre da giovanissimo, con i kart - come tutti i suoi colleghi - e nel 2010 ha iniziato a mettersi in mostra tra le categorie minori, dove vanta una vittoria nella European F.Abarth, un secondo posto in Italia - sempre con le F.Abarth - un podio iridato in AutoGp e due terzi posti finali in GP2, che ne fanno uno dei giovani più in vista del panorama motoristico internazionale.
In più, il russo ha già avuto a che fare con il mondo della F1, sin dal 2014 quando la Sauber lo ha ingaggiato come terzo pilota. Nel 2016, poi, il contatto con Renault che gli ha offerto il ruolo di collaudatore del team e lo ha fatto scendere in pista due volte, prima nel Gp di Russia e poi, dopo due giornate di test a Jerez, in Malesia, in questo week-end di gara.
In attesa che il sogno di diventare un pilota titolare in Formula 1 diventi realtà, Sergej si è raccontato a Vavel Italia, dove ha parlato dei suoi obiettivi e della sua carriera fino ad oggi, vissuta tra tanti trionfi e qualche bella soddisfazione.
Tu hai iniziato a correre con i kart nel 2008, a soli 13 anni. La tua carriera ha preso il volo, poi, nel 2010, quando hai esordito in F.Abarth, dove hai vinto l’European Series nel 2011. Sei soddisfatto dei risultati ottenuti?
Si molto, ovviamente tutti i piloti, giovani e non giovani, corrono per vincere e ,sin dall'inizio della mia carriera, ci sono riuscito con una certa regolarità. Per cui, si sono soddisfatto.
L’anno successivo sei passato all’Auto GP World Series, nella quale hai chiuso al 3° posto, nonostante fossi all’esordio. Com’è stato il tuo anno in questa categoria e cosa è cambiato rispetto alla precedente esperienza in F.Abarth?
Il salto di potenza è stato molto elevato e con esso il piacere di guidare una monoposto completamente diversa da quella guidata prima. Mi sono trovato tra le mani un oggetto molto "muscoloso", ma sono bastate poche giornate di prova per prenderci subito confidenza. Più motore, aerodinamica, freni, gomme… insomma tutto di più ma molto gratificante sotto il profilo della guida.
Contemporaneamente hai partecipato alla F.3 Europea e alla F3 italiana. Quali sono state le tue soddisfazioni maggiori in questa categoria?
La guida di una formula 3 è fondamentale nella formazione di un pilota. La poca potenza, rispetto alle capacità dinamiche del telaio Dallara, obbligano il pilota a ricercare costantemente traiettorie perfette e a mantenere la maggiore velocità possibile in curva. Quindi un grande esercizio e un insostituibile addestramento, i cui benefici si vedranno nelle categorie superiori.
Tra il 2012 e il 2014 hai corso anche nella F.Renault 3.5 World Series, dove hai ottenuto buoni risultati, tra cui una vittoria. Nel 2013, poi, hai ottenuto la superlicenza per correre in F1, com’è stata la tua prima esperienza su una vettura di Formula 1?
La prima esperienza al volante di una Formula 1 non si scorda mai!! In particolare la mostruosa efficienza dei freni, rispetto quello che avevo guidato sino a quel momento e la velocità in curva.
Nel 2014, hai ottenuto un contratto con la Sauber, come terzo pilota. Com’è stato il tuo rapporto con loro?
Un buon rapporto di collaborazione durante il quale ho imparato moltissime cose e ho esordito in una delle Free Practice 1 di fronte al pubblico di un GP. Altra pietra miliare della mia carriera.
Saltato l’accordo con Sauber, nel 2015, hai firmato con la Rapax, per correre in GP2. Qui hai chiuso al 3° posto con una vittoria e nel 2016 hai replicato lo stesso risultato, vincendo altri due GP. Cosa ricordi con maggior piacere di questi anni in GP2?
L'accordo con Sauber non è saltato ma si è concluso correttamente secondo quello che avevamo deciso di fare e sottoscritto in un contratto. Della GP2 ricordo ovviamente i tanti podi e le vittorie e l'elevatissimo agonismo tra noi piloti. Più si sale di categoria e maggiore è la preparazione della maggior parte di noi.
Lo scorso anno è arrivata la firma con la Renault, che ti ha voluto come suo terzo pilota. Come lavora un collaudatore nella moderna F1, povera di test e con tanta tecnologia a disposizione?
E' vero, pochi test ma moltissimo lavoro in factory. Le ore al simulatore sono diventate fondamentali per lo sviluppo delle moderne Formula 1 e di conseguenza l'attenzione e le richieste degli ingegneri sono molto precise e a volte dure. Comunque si impara molto anche li, sopratutto a capire cosa sia richiesto tecnicamente ad un pilota dal suo team.
Quest’anno è arrivata anche la chiamata nel WEC per correre la 24h con SMP Racing. Com’è stata la tua esperienza a Le Mans?Un'esperienza a tratti affascinante. Pubblico e format della gara spettacolari, emozioni notturne fantastiche. Gestione della macchina che deve essere estremamente precisa. Un altro modo di correre rispetto al mondo delle formule ma molto gratificante seppur in modo diverso
In queste ore è arrivata la notizia del licenziamento di Danil Kvyat. Cosa ne pensi e quanto potrà influire sulla presenza della Russia in F1?
Ho saputo anche io della improvvisa sostituzione di Kvyat ma non ho piacere di commentare una vicenda che appartiene alla sfera privata di un altro pilota.
La Renault ha già annunciato i suoi piloti per la prossima stagione. Tu resterai con loro o hai altri obiettivi per il 2018?
Ho alcune opzioni sulle quali stiamo lavorando; vorrei correre ma non è facile e le prossime settimane saranno importantissime.
Per il futuro a cosa punti?
Ad essere un pilota di Formula 1.
Un pilota, quando è lontano dai circuiti, cosa fa per tenersi in forma e nella vita normale?
Io mi alleno moltissimo, vedo la mia ragazza e cerco di scaricare le tensioni, i fusi orari e la fatica delle giornate in palestra.
Cosa ne pensi di questa nuova era della F1, lanciata da Liberty Media?
Non ho un'idea precisa. Stanno lavorando molto per cui lasciamo che ci sia il tempo necessario per avere risultati.