Come abbiamo più volte detto durante questo campionato, il 2017 è stato l’anno probabilmente più entusiasmante da almeno nove anni a questa parte, e non soltanto perché la Ferrari è ritornata nelle posizioni di vertice, ma soprattutto perché si è rimesso in discussione lo scettro che prima la Red Bull e poi la Mercedes avevano meritevolmente conquistato, lasciando le briciole agli avversari e togliendo quel pizzico di indeterminatezza del pre-gara che in questa stagione pare sia ritornato.
Il 2017 è stato anche l’anno dell’avvicendamento al vertice della Formula 1, con Liberty Media che ha rimpiazzato Bernie Ecclestone. Oggettivamente, qualche cambiamento si è visto, non solo dalle dichiarazioni dalle quali si è subito notata la volontà di rompere con il passato, ma anche da piccole “mosse” che possono essere inserite all’interno di una strategia “open”, così da dare almeno la percezione che la massima competizione automobilistica si possa riavvicinare di più al pubblico e che da questo possa essere capita in maniera più immediata. Parliamo del ritorno dei “numeroni” sulle vetture, così che i piloti possano essere più semplicemente riconoscibili dagli spettatori in pista, o il fatto che le velocità siano espresse sia in km/h che in miglia/h così da colmare un certo gap informativo con il pubblico americano, non dimenticando le interviste fatte tipicamente ai primi tre in pista, davanti alle tribune e via discorrendo.
Ma, inutile nasconderlo, la vera differenza - o continuità - si vedrà sui soldi, quindi in particolare nel rinnovo del Patto della Concordia che entrerà in vigore nel 2021, per il quale già cominciano le prime dichiarazioni, volontà, distinguo da parte dei primi soggetti interessati, ovvero le squadre. A proposito di questo infatti, il successore di Bernie Ecclestone è ben conscio del divario che intercorre tra “due gruppi” di squadre, in uno dei quali si riescono a spendere oltre 300 milioni di sterline, mentre nell’altro si arriva con difficoltà a spenderne la terza parte.
E’ dunque ritornata in discussione la proposta del budget cup, ovvero l’inserimento di un tetto massimo di spesa per i singoli team, proposta dal direttore esecutivo della Mclaren Zack Brown. Su questo non ha tardato la risposta a mezzo stampa da parte di Carey, il quale non ha del tutto bocciato la proposta ma ha sottolineato come la necessità di riduzione dei costi non debba andare ad intaccare la caratteristica tecnologica di cui la massima espressione automobilistica deve farsi carico: “stiamo cercando un modo per gestire quello che spendono alcune squadre in particolare, al fine di migliorare l’economia generale del nostro mondo e far in modo che tutti ne possano trarre beneficio. E’ indubbio che le differenze di spesa tra le squadre ha poi riscontro sulla pista, ma al momento ancora non si è parlato di un tetto massimo di spesa uguale per tutti”.
A sentire il nuovo capo della Formula 1, sembra che una delle possibilità sia quella di introdurre dei componenti standard sulle monoposto, ma avverte: “non stiamo cercando di standardizzare le vetture, perché pensiamo che sia molto importante continuare ad avere uno sport che preveda che la concorrenza si sposi con le più moderne tecnologie”.
Ad oggi però non si conosce cosa possa essere standardizzato, anche se l’idea sarebbe quella di intervenire sulle parti per le quali “i fan non noterebbero la differenza, come le sospensioni” citando le parole di Zack Brown.
Dunque prepariamoci ad un nuovo circo di dichiarazioni sulla spartizione della torta in vista del nuovo Patto della Concordia, con un gioco delle parti che non potrà che concludersi come sempre.