Sappiamo che questa settimana è quella che si porta dietro gli strascichi di quanto avvenuto domenica scorsa a Baku, e personalmente non credo sarà finita qui ma andrà avanti, nella migliore delle ipotesi, fino al 3 di luglio, giorno in cui la vicenda che ha diviso la Formula 1 verrà esaminata dalla FIA.

Se avete letto l’articolo in cui, nel massimo delle mie possibilità, ho cercato di affrontare la questione nella maniera più imparziale possibile, mettendo in fila regolamenti scritti nero su bianco e la difficoltà di come questi molto spesso possano essere attuati, sapete come ho in qualche modo “scagionato” Hamilton. Ho invece puntato il dito su quanto successo sulla vettura numero 44 a seguito della ripartenza dopo la bandiera rossa, ovvero il problema accorso sulla Mercedes dell’inglese consistente in un cattivo montaggio della protezione intorno al pilota stesso, che sui lunghi rettilinei del circuito azero ha portato ad un eccessivo movimento del dispositivo, che ha reso necessario l’intervento con una mano da parte del pilota per evitare un eventuale e pericoloso distacco, andando ad inficiare la sicurezza del pilota stesso e degli altri che seguivano.

Vado con ordine, partendo dal fatto che nel 2017 l’unsafe release è molto diverso come impostazione rispetto agli altri anni. Infatti, originariamente, questa regola nacque dall’esigenza di andare a punire le ripartenze pericolose ai pit stop, sia per le situazioni al limite, qualcuna delle quali terminava con un contatto tra due vetture, sia per un cattivo avvitamento di una gomma che, sottoposta alla elevata trazione delle monoposto di Formula 1, poteva staccarsi e correre pericolosamente nei box, dove ci sono all’opera meccanici, tecnici, cameraman come successo alla Red Bull di Mark Webber nel Gran Premio di Germania del 2013.

Se però negli anni scorsi la ripartenza del pilota dai box veniva gestita “dall’omino con il lollipop” o da un semaforo guidato dalla singola scuderia, da quest’anno ogni piazzola dove viene effettuato il pit stop ha un semaforo che avverte il pilota in questione sul sopraggiungere o meno di altre vetture.

Nell’articolo che vi ho indicato, ho provato ad ipotizzare che la vicenda accaduta ad Hamilton potesse essere valutata all’interno dell’ambito normativo dell’unsafe release, visto e considerato che dal box la W08 dell’inglese è ripartita con un elemento mal fissato, senza il quale per regolamento la macchina non può scendere in pista.

Detto questo, quello che vorrei proporre, nel mio piccolo, è una diversa impostazione di una siffatta regola che, a dirla tutta, non mi convinceva neanche gli anni scorsi. Il motivo è molto semplice, ovvero non ci vedo alcuna colpa da parte del pilota, che non ha responsabilità nel capire chi sopraggiunge sulla corsia veloce dei box (perché non può vedere), ne nel capire se un dispositivo di sicurezza è montato male, ne intervenire sul montaggio di una gomma.

Se quindi è giusta, secondo questa impostazione, una penalità per ripartenza pericolosa, perché si deve punire anche il pilota? A mio parere andrebbe punita solo la squadra, ma come?

La mia idea è quella di dare delle penalità di tempo, come si è già fatto negli anni passati, ma solo alla vettura, non al pilota. Mi spiego meglio. Il pilota X della scuderia Y cade nella trappola dell’unsafe release. La Direzione Gara decide che la sanzione deve essere di (esempio) 20 secondi. A questo punto il pilota continua quella che è la sua gara e finirà nella posizione che merita e prenderà in classifica piloti il quantitativo di punti che il regolamento sportivo gli assegna. Al termine della gara, alla scuderia, viene comminata la sanzione dei 20 secondi e prenderà, per la vettura che ha subito l’unsafe release, i punti per il campionato costruttori comprensivi dei 20 secondi di penalità.

Provo ad essere più chiaro. Il pilota X a fine gara arriva primo, quindi nella classifica piloti prenderà per la sua classifica i punti corrispettivi alla vittoria della gara. Se la penalità è di 20 secondi, ed in quel distacco ci sono 2 vetture, allora nel campionato costruttori la scuderia Y, per la vettura del pilota X, prenderà i punti della terza posizione.

L’idea è quindi quella di separare la penalità da comminare alla squadra (giusta) rispetto a quella da dare al pilota che, in queste situazioni, nulla può, quindi non può essere considerato responsabile. In tutto questo, non si è considerato che, di solito, per ovviare a certe situazioni, il pilota debba già perdere altro tempo ed una ulteriore punizione mi sembra esagerata.