Per la prima volta dall'inizio della stagione, la Ferrari diserta il podio in Formula 1. E lo fa dopo una striscia positiva di ben sei Gran Premi, l'ultimo dei quali aveva visto addirittura una splendida doppietta messa a segno in quel di Montecarlo, con Sebastian Vettel davanti a Kimi Raikkonen. Un passo indietro che sembra quasi preoccupante, se si va a guardare solo l'esito della gara e non si va a spulciare nei meandri della gara stessa, in cui il tedesco è andato a piazzarsi in quarta posizione dopo una rimonta dalla coda del gruppo di per sè complicata, e resa ancor più difficile da un paio di circostanze poco favorevoli. Il fatto di non poter sfruttare l'ingresso della safety car per cambiare le gomme e provare a mantenere la posizione, oppure restando incollato alle altre vetture senza perdere troppo tempo. Oppure il mancato richiamo in pista della vettura di sicurezza dopo lo stop di Verstappen, fermatosi con la sua Red Bull in un punto non esattamente sicuro del tracciato del Quebec: è arrivata invece una virtual safety car che a conti fatti ha fatto perdere a Seb l'occasione di recuperare almeno un paio di posizioni. In ogni caso, la gara del leader del Mondiale è stata la solita, fatta di grande gestione del suo mezzo e delle gomme via via montate sulla sua Rossa, ma anche di momenti di aggressività diventata necessaria, come nel caso del sorpasso ai danni di Sergio Perez.
A far riflettere e non poco, dalle parti di Maranello, è stata la netta defaillance domenicale di Kimi Raikkonen. Il pilota finlandese sembrava poter avere in mano e nei pedali un passo che potesse metterlo in condizione di giocarsi la vittoria, proprio quel successo sfumato due settimane prima tra le lamiere e gli yacht club del Principato. E invece, la domenica è stata traumatica per Iceman, il quale ha vissuto una clamorosa involuzione che lo ha portato a perdere un paio di posizioni già allo start del Gran Premio, prima di commettere un altro errore non degno della sua classe e della sua esperienza, che lo ha costretto a cedere il passo anche ad Ocon dopo poche curve. Da lui ci si aspettava un netto cambio di ritmo nel proseguio della gara, ma questo non è arrivato e ha costretto Kimi a subire anche il rientro da parte del compagno di squadra, che lo ha sorpassato e staccato agevolmente anche a causa di un problema occorso alla Ferrari dello stesso Raikkonen, il quale si è ritrovato a dover difendere una settima posizione che è un risultato decisamente diverso da quello previsto. Così, dopo sette gare il numero 7 dello schieramento di partenza del Mondiale si ritrova con due soli podi conquistati (quello di Montecarlo che ha fatto seguito al terzo posto in Russia, con in mezzo il ritiro di Barcellona) e soprattutto appena a quota 73 punti nella classifica iridata, quasi doppiato da Vettel e con un Daniel Ricciardo che ora inizia ad intravederlo.
Ancora una volta, dunque, la Ferrari conduce una gara a due facce a causa della condotta completamente opposta dei propri piloti. Se da una parte c'è un Vettel particolarmente aggressivo e determinato, forse perchè porta dentro di sè quella missione di riportare Maranello al centro del mondo delle quattro ruote, sull'altra faccia della medaglia c'è un Kimi Raikkonen che solo a sprazzi fa vedere il suo reale talento e la sua reale voglia di dimostrare ciò di cui è capace. D'altronde, i risultati al termine di ciascuna delle gare fin qui disputate parlano chiaro, con i numeri che ci mettono di fronte alla realtà nuda e cruda. Partendo dal GP d'Australia, in cui Vettel ha rifilato oltre 22 secondi al compagno di squadra (stesso risultato visto in Bahrain), si procede verso i 42 secondi accusati dal finnico in Cina e i quasi 23 riportati proprio a Montreal, nonostante il tedesco si sia ritrovato in coda al gruppo dopo poche curve. Le uniche eccezioni le abbiamo viste in Russia, dove il distacco è stato di poco superiore ai 10 secondi, e a Montecarlo dove solo 3 secondi hanno separato i due ferraristi. A Barcellona, come detto, è avvenuto il ritiro da parte di Kimi, nell'unica occasione in cui la Ferrari non ha visto arrivare al traguardo entrambe le vetture.
Non è possibile, nè è tantomeno corretto fare un processo nei confronti di Kimi Raikkonen, che al di là di alcune prestazioni in gara che non rispecchiano le sue reali possibilità svolge ormai da anni un grande lavoro sul piano dei test della vettura che gli viene poi messa a disposizione nei weekend. Si tratta solo di capire cosa scatti nella testa di Iceman nel passaggio dalle prove libere e le qualifiche, in cui è sempre uno dei più veloci e dei più costanti, al giorno della gara, in cui bisogna comprendere se a venire meno è semplicemente la concentrazione e la freddezza (e per uno che si fa chiamare Iceman appare quasi un colmo), oppure se si tratta di un problema di tenuta fisica e di costanza nel rendimento. Quante volte, infatti, abbiamo visto un Raikkonen particolarmente in palla nei giri finali, in cui va spesso a caccia del giro più veloce in gara? La risposta a questo dubbio amletico lo avremo tra poco meno di due settimane, tra le mura di Baku: Kimi, in questa occasione, è atteso al pronto riscatto.